Il tesoro mancato del condono edilizio
Un miliardo di euro. Anzi. Un miliardo 431 milioni 183 mila euro. A tanto ammonterebbe l'incasso per il Comune di Roma, in sette anni, dovuto alla regolarizzazione delle pratiche legate a Condono, diritti di superifice, rilascio agibilità, regolarizzazione delle dichiarazioni di inizio attività. Sono le stime della società Gemma spa, titolare fino a dieci giorni fa del contratto per la gestione del condono edilizio capitolino. Oltre un miliardo di euro al quale si aggiungerebbero maggiori entrate in termini di recupero tributi, come Ici, tariffa rifiuti, occupazione suolo pubblico per due miliardi 808 milioni 540 mila. Nel particolare le proiezioni Gemma prevedono un incasso per il Campidoglio della gestione condono, e dunque la chiusura delle restanti 210 mila pratiche ancora da lavorare dei tre condoni concessi dal governo, (nel 1985, nel 1994, e nel 2003) di 665 milioni 478 mila euro entro il 2013, vale a dire entro la fine della consiliatura, così come previsto dal contratto con la Gemma, ora rescisso. Non solo. Le casse capitoline potrebbero godere di ingenti incassi anche dal completamento delle altre attività legate all'edilizia della Capitale, come ad esempio la riscossione del diritto di superfice, cioè l'acquisizione del terreno di edilizia agevolata che porterebbe a un incasso, in sette anni, di 358 milioni e 800 mila euro. Lauti «guadagni» anche per la riscossione del rilascio agibilità e la regolarizzazione delle dichiarazioni di inizio attività che porterebbero nelle casse capitoline rispettivamente 260 milioni 632 mila euro e 146 milioni 273 mila euro. Per un totale, appunto, di 1 miliardo 431 milioni 183 mila euro. Ma non è tutto. Regolarizzando centinaia di migliaia di situazioni che, a causa della lentezza degli uffici attendono anche da venticinque anni, il Comune potrebbe incassare svariate centinaia di milioni in tasse e tributi ad oggi non pagati. Il condono infatti sospende diritti e doveri nell'attesa dell'esito delle pratiche che può essere dunque rigettata (e in quel caso si procede all'abbattimento dell'abuso) oppure accolta. In questo caso una volta sanato l'immobile, il fabbricato, o un aumento di cubatura diventano oggetto di tassazione, pregressa e futura. In questo caso, le proiezioni della Gemma spa, fanno salire l'entrata del Comune ad oltre due miliardi e 800 mila euro per le annualità pregresse, comprensive di sanzioni e interessi su ici, Tari e Cosap e un maggior gettito delle entrate tributarie (proiettato dal 2011 al 2018) di 2 milardi 396 milioni 730 mila euro. Un vero e proprio «tesoro» con il quale il Campidoglio potrebbe ben risolvere i gravi problemi di bilancio che, ricordiamo è gravato da un debito pregresso di circa 9 miliardi di euro e un deficit che dovrebbe aggirarsi intorno ai 260 milioni di euro. Eppure, da oltre quindici anni, le attività legate al condono sono sempre state contornate da assurde lentezze da una parte e concessioni lampo dall'altra, come ad esempio quelle poche decine di pratiche rilasciate per il condono del 2003 che, come denunciato da questo giornale tempo fa, riguardavano per la maggior parte il fratello dell'ex sindaco Veltroni. Sullo sfondo quelle 12.315 reiezioni, ovvero di abusi edilizi non sanabili e che vanno dunque abbattuti, che restano nel cassetto. Un incomprensibile mancato guadagno per l'amministrazione capitolina al quale daranno risposta le indagini in corso di magistratura e finanza.