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Rifiuti, indagini e malaffare

Strade trasformate in discarica

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Illegalità nel trasporto, nel trattamento e nello smaltimento rifiuti. Nel Lazio, non c'è passaggio del ciclo dell'immondizia - da scarto a cenere, fino a prodotto riutilizzabile - che si sia salvato dalle accuse di malaffare e dalle manette. È il quadro venuto fuori ieri dall'audizione a San Macuto del procuratore capo di Velletri, Salvatore Piro, davanti alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti presieduta da Gaetano Pecorella. Negli ultimi anni la Procura ha affondato il maglio, coordinando soprattutto le investigazioni del Nucleo operativo ecologico dei carabinieri (il Noe di Roma del capitano Pietro Rajola Tescarini) che hanno svelato traffici e malaffare. Un esempio è la Valle del Sacco, dove il procuratore ha parlato di «disastro ambientale». Il trasporto. «Abbiamo trovato una metodica contraffazione dei codici Cer (Catalogo europeo rifiuti) - spiega il magistrato - da parte di alcune società nel trasportare rifiuti che in realtà non potevano essere trasportati per consentirne l'occultamento e la distruzione. In questo caso si tratta di una società di Anzio, la Trasporti Ambiente». La bonifica. «Un altro procedimento - continua Piro - riguarda una bonifica ambientale da parte del Comune di Pomezia, che ha visto diversi indagati e misure cautelari personali a carico di amministratori e in cui si sono verificate anche delle ipotesi di corruzione». E la lista potrebbe essere più lunga. Per rompere l'asse rifiuti-criminalità, occorre sostituire il binomio ambiente-programmazione. E sul punto in Commissione sono fioccate le critiche. Alla Regione Lazio. «Evidentemente - sibila il presidente della Provincia di Latina, Armando Cusani - l'interesse regionale di coloro che hanno avuto la responsabilità commissariale era quella di tenere il Lazio in regime di monopolio». Stessa frecciata dal sindaco di Viterbo, Giulio Marini: «La Regione Lazio non ha mai concesso alle province di poter determinare un ciclo di rifiuti». La risposta l'ha data il principe della discariche, Manlio Cerroni, presidente della Colari. «Nel giorno in cui andranno in funzione gli impianti non ci sarà più bisogno della megadiscarica di Malagrotta. Ci sono soluzioni alternative a Monti dell'Ortaccio, nelle ex cave di Riano e di Roma sulla Salaria. Malagrotta diventerà Buonagrotta per il servizio che ha reso a Roma e alle altre Province». Il 23 giugno in Commissione è attesto il governatore del lazio, Renata Polverini.

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