Bianchini condannato a 17 anni
Turista violentata nell'albergo
Diciassette anni di reclusione: è la condanna inflitta oggi dalla settima sezione penale del tribunale di Roma a Luca Bianchini, accusato di aver stuprato tre donne aggredendole rispettivamente il 5 aprile, il 4 giugno e il 3 luglio dello scorso anno a Roma, mette un nuovo tassello nella vicenda degli stupri seriali nella Capitale. L'ipotesi di uno violentatore seriale si fa strada dopo alcuni episodi di violenza avvenuti nei primi mesi dell'anno scorso, sempre con lo stesso modus operandi: tutte e tre le vittime stanno rientrando a casa di notte quando, dopo aver parcheggiato l'auto nel garage condominiale, vengono sorprese da un uomo con il volto coperto da un passamontagna armato di un coltello o taglierino, che, dopo aver coperto loro la bocca con lo scotch, le violenta e fugge. Una supposizione che si rafforza con l'esito degli esami del dna perchè quello rilevato dagli investigatori dopo l'aggressione di Tor Carbone, avvenuta la notte del 2 luglio ai danni di una studentessa di 20 anni, risulta compatibile con quello rilevato nella violenza a una giornalista alla Bufalotta, la notte tra il 3 e il 4 giugno, e della donna violentata il 5 aprile in zona Ardeatina. La svolta nelle indagini arriva il 10 luglio quando un uomo viene fermato dalla agenti della squadra mobile di Roma, guidati da Vittorio Rizzi. Si tratta di Luca Bianchini, impiegato contabile di 33 anni, laureando in legge, fermato in zona Cinecittà sul posto di lavoro. Bianchini, che è anche ex responsabile di un circolo romano del Pd, nega tutto. Gli investigatori, che lo ritengono lo stupratore seriale, risalgono a lui tramite una sua vecchia auto, indicata nella testimonianza di una delle vittime. A incastrarlo anche un filmato in possesso della polizia.