Ladri di biciclette dell'Atac in azione a Campo de' Fiori
I paragoni con il capolavoro neorealista di De Sica sono fuori luogo. Oggi la bicicletta non è un mezzo di trasporto, ma di svago. E per nessuno è indispensabile come lo era per il disperato protagonista del film. I motivi per i quali il mezzo a due ruote va letteralmente a ruba, nel senso che è oggetto sempre più spesso di furti, sono altri: una bravata in una noiosa notte d'estate, la voglia di possederla a fronte della mancanza di denaro per comprarla, il possibile guadagno ottenuto con la vendita della refurtiva. Il primo è quello che, molto probabilmente, ha spinto tre giovani a cercare di rubare una delle bici del servizio di noleggio Atac a Campo de' Fiori. Un tentativo fallito, perché una pattuglia di carabinieri della stazione San Lorenzo in Lucina, diretti dal maggiore Luigi De Simone, ha colto il terzetto con le mani sul manubrio. Due degli aspiranti ladri di biciclette, un napoletano di vent'anni e un romano di 18, sono stati arrestati dopo essersi dati alla fuga assieme a un diciassettene, anche lui residente nella Capitale, che, però, è stato solo denunciato. Sembra che il loro scopo fosse solo quello di farsi un giretto gratis. Soddisfatto del blitz dell'Arma, il presidente della commissione comunale all'Ambiente Andrea De Priamo: «L'amministrazione sta investendo su questo mezzo di trasporto alternativo ad impatto zero e il tema della sicurezza delle bici negli stalli è fondamentale per il buon andamento del servizio», ha detto. Ma quello dell'altra notte non è certo il primo assalto al bicinoleggio preso in gestione dall'Atac dopo la sperimentazione della società spagnola Cemusa. A parte i furti ai privati, il «bike-sharing» è stato vittima di ripetuti assalti dal giorno del suo debutto, il primo giugno del 2009. Un mese più tardi erano già sparite cinquanta bici su duecento per un danno, a quanto pare, di oltre tredicimila euro, anche se il materiale è coperto da assicurazione. Tanto che l'Atac qualcuno parlò di vandalismi mirati, sebbene anche in altre città europee il fenomeno non è sconosciuto. Forse non aiuta il fatto che a Roma non si chiede un deposito cauzionale in cambio della smartcard che serve a prelevare il mezzo. Quindi bastano un documento d'identità e un codice fiscale falsi e il gioco è fatto. Altri puntano l'indice sui perni «d'attracco» delle biciclette, l'altra notte forzati dai tre giovinastri a mani nude. Ma anche la possibilità che i noleggiatori riaggancino male la «due ruote» dopo averla usata non è da sottovalutare. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: i ladri di bicilette nella città eterna sono muniti di «licenza di rubare». E di pedalare.