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L'ultimo mago del bronzo che salva gli oggetti d'arte

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Èla bottega di Maurizio Silvi, a due passi da piazza Navona. Maurizio ha 62 anni e sulle sue mani, colorate del metallo che lavora, si riescono a vedere i tanti anni di paziente lavoro di artigiano restauratore. Un'arte più che un mestiere, sempre più rara nell'era dell'informatica e dei laser di precisione. «Una volta - spiega Silvi - botteghe come la mia si trovavano ogni 50 metri. Ora se ne riesci a trovare soltanto una puoi ritenerti fortunato». Nel suo piccolo laboratorio a via dell'Orso si respira il pungente odore del metallo, finemente lavorato per ridare vita a oggetti come candelabri, lampade antiche, orologi a muro, soprammobili di tutti i tipi. E tutto segue un rigoroso ordine, come i cassetti con fili e supporti in metallo, tutti catalogati a seconda del loro uso. Così, tra grandi morse d'acciaio e strumenti d'intaglio che non sfigurerebbero neanche di fronte ai ferri di una sala operatoria, Maurizio lavora di braccia e ingegno per restituire gli oggetti d'arte al loro antico splendore. Un mestiere che sta scomparendo, anche a causa della mancanza di nuovi apprendisti: «Da quando possiedo questa bottega non si è mai presentato nessuno per imparare il mestiere. I giovani non lo vogliono più fare, non credono in questo lavoro». Eppure, questo tipo di artigiani è da sempre molto richiesto. Famiglie nobili e anche Pontefici si sono sempre serviti delle botteghe dei maestri bronzisti per riparare i loro oggetti d'arte. Il maestro Righetti, mentore di Maurizio, restaurò i candelabri del Quirinale e anche per le sue mani ne sono passati di oggetti preziosi. «Una volta mi sono stati commissionati due preziosissimi orologi Valadier del diciottesimo secolo, una grande responsabilità» continua Maurizio «erano ridotti male, ma non c'è niente che io non possa riparare o ricostruire». E chissà quanti altri oggetti di valore ha restaurato, magari senza saperlo: «Di norma i bronzi non si firmano, quindi, in teoria, ogni statua e orologio potrebbe avere centinaia di anni. Ma io li tratto tutti alla stessa maniera». Una generazione di resturatori in via d'estinzione, quella di Maurizio Silvi, che, con l'avanzare dell'età guarda dubbioso al futuro della professione: «Ormai gli anni si fanno sentire, lavoro solo con la lente d'ingrandimento - conclude con un velo d'amarezza - chi prenderà il mio posto?».

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