Nuove perizie del Dna per il delitto dell'Olgiata

Era il dieci luglio di diciannove anni fa. Un misterioso assassino si introdusse nella camera da letto della contessa, la colpì con uno zoccolo e la strangolò. Forse dopo un tentativo di rapina. Forse per un altro motivo. Sta di fatto che l'omicida fuggì senza portar via il Rolex d'oro di Alberica Filo della Torre. E proprio da quell'orologio ripartono le indagini sul delitto dell'Olgiata, rimasto come molti altri senza un colpevole e con una coppia di indiziati, il vicino di casa Roberto Jacono e il filippino Winston Manuel, contro i quali non sono mai state trovate prove sufficienti.   L'inchiesta è stata riaperta alcuni mesi fa su impulso del vedovo, Pietro Mattei. Con le nuove tecnologie applicate ai vecchi reperti, gli investigatori del Ris dei carabinieri cercheranno di dare un nome e un volto al carnefice della nobildonna, che aveva 41 anni. Il Rolex, mai esaminato prima nel corso delle indagini, lo zoccolo della contessa usato per colpirla alla tempia, la sua camicia da notte e il lenzuolo con cui l'assassino le coprì il volto o forse la finì di soffocare dopo averle stretto le mani sul collo, verranno analizzati per estrarne il dna e poi compararlo con quello degli indiziati. La speranza del pubblico ministero Francesca Loy, titolare delle nuove indagini, è che gli esami possano indicare un presunto colpevole e consentire l'avvio di un processo. Dopo quasi vent'anni di mistero.