Tiburtina, degrado in stazione

Un dormitorio a cielo aperto, una sequenza di corridoi-latrina, un ritrovo per tossicodipendenti, simbolo di vera anarchia. È la stazione Tiburtina in piena notte, oggi obiettivo di interventi per renderla bella e più grande, ma anche terra di nessuno. Le uniche divise che si vedono in giro sono quelle che sorvegliano l'ingresso ai binari della linea B della Metropolitana: martedì primo giugno era anche un viavai di addetti indaffarati a pulire e sistemare particolari lungo le banchine della linea ferrata sotterranea. Presenza «istituzionale» che quella stessa sera mancava invece lungo le strade intorno alla stazione e sulle scale che scendono alla Metro, sporche a giorni alterni fino all'inverosimile, piene di bottiglie lasciate dai tanti schiavi dell'alcol. Unici a lottare, gli addetti del 118 che cercavano di convincere una donna a seguirli in ospedale: lei continuava a cadere a terra, in mezzo alla strada, stordita da alcol e droghe. Altro accade lungo i sottopassi rimessi a nuovo, quelli che portano ai binari della stazione ferroviaria. O nel nuovo atrio all'aperto con biglietterie e negozi che sostituisce il vecchio e storico edificio della stazione abbattuto da mesi. Ogni panchina si trasforma in letto, ogni angolo in ricettacolo per funzioni corporali. Nel vasto atrio delle biglietterie, domenica 30 maggio, a mezzanotte, la calca di sbandati era al massimo livello e un addetto alle pulizie tentava faticosamente di pulire facendo lo slalom fra corpi sdraiati a terra. Passare per questi luoghi di notte, significa subire un assalto ai propri sensi, a cominciare dall'olfatto. In alcuni punti l'odore acre dell'urina arriva quasi a far lacrimare gli occhi. A cominciare dalla curva del corridoio pedonale sotterraneo verso la serie di risalite alle banchine dei binari. E le tracce dell'utilizzo come latrina sono lì, belle in evidenza sul pavimento, oltre che atrocemente percepibili al naso.   Se si esclude il binario 4, frequentato da viaggiatori che attendono il treno in arrivo a mezzanotte e quaranta da Napoli e diretto a Milano, tutti gli altri si trasformano in «camere da letto». Dal punto più lontano dalla stazione, giunge il rumore di seghe e arnesi maneggiati da alcuni operai al lavoro. È l'unico punto ben illuminato. Gli altri binari sono immersi nel buio o appena accesi da piccole e sparute isole di luce. E su una porta a doppio battente qualcuno ha disegnato con un pennarello rosso una stella a cinque punte con le lettere «B.R.» e «P.C.C.»: chiaro messaggio. Burlone o altro?