Sponsor per l'Acquedotto Felice
Settantacinquemila euro. È questa la cifra indicata dal bando, in scadenza il 21 giugno, della sovrintendenza ai Beni culturali del Comune di Roma per la concessione di spazi pubblicitari sui ponteggi che verranno allestiti per il restauro e l'opera di consolidamento dell'Acquedotto Felice nel tratto di via Tuscolana all'altezza di Porta Furba. Una cifra importante per la concessione di un'area che può andare da 66 a quasi 100 metri quadrati a seconda dell'area espositiva. E così, dopo Palazzo Venezia, Trinità dei Monti, piazza Navona, solo per citare alcuni dei siti restaurati grazie agli sponsor, anche i «vecchi» acquedotti romani sfoggeranno ponteggi rivestiti chissà se di bibite, abbigliamento, auto. Quello degli undici grandi acquedotti romani del resto è un patrimonio storico troppo spesso «dimenticato» eppure fondamentale per comprendere non solo l'ingegno degli antichi romani ma anche l'astuzia dei papi rinascimentali, tra i quali appunto Sisto V dal quale l'acquedotto a «caccia di sponsor» prende il nome da laico (Felice). Nonostante l'impegno degli ultimi anni che ha visto nascere il parco degli Acquedotti, in IX Municipio, sono ancora pochi i turisti, anche romani, interessati a queste straordinarie opere di ingegneria idraulica. Un «vuoto» che rende ancora più difficile il reperimento di fondi per provvedere al restauro o al consolidamento. Nella scala di interesse (istituzionale e non) insomma gli acquedotti sono praticamente all'ultimo posto, preceduti, di poco, dalle mura aureliane. E con la crisi che provoca tagli praticamente a tutto ben vengano gli sponsor anche per loro. Una lezione però da non dimenticare. L'immenso patrimonio storico e archeologico della Capitale rappresenta sempre e comunque la risorsa più importante anche per l'economia della città. I soldi, insomma, andrebbero indirizzati in via prioritaria ai beni archeologici e culturali. Così, forse, invece di «impacchettare» con pubblicità il Colosseo o l'Acquedotto Felice, ci saranno sempre più turisti che penseranno magari con piacere alla tassa di soggiorno da versare a tutela della magnificenza dei monumenti che stanno osservando.