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Aborto, Grassi nel mirino

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La pillola abortiva Ru486

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Nel giorno in cui la pillola abortiva viene somministrata per la prima volta nel Lazio all'ospedale Grassi, la Regione si dota delle linee guida per l'utilizzo della RU486. Una giornata in cui non mancano le polemiche. A scatenarle è il comportamento della paziente che, subito dopo aver assunto la prima delle due pillole necessarie per l'interruzione di gravidanza (la seconda, per l'espulsione, va somministrata a distanza di tre giorni dalla prima) firma per le dimissioni per il ricovero (reso obbligatorio tanto dal ministero della Salute quanto dalla Regione) e lascia l'ospedale. «Nonostante i medici abbiano cercato di convincerla in tutti i modi, la paziente alla quale è stata somministrata la prima pillola del trattamento farmacologico per l'interruzione della gravidanza, ha deciso di firmare le dimissioni e di andare via intorno alle 11.30, probabilmente per problemi familiari - dichiara il drettore sanitario del Grassi Lindo Zarelli - Del resto non potevamo obbligarla a restare in ospedale, la legge nazionale contempla la possibilità che la paziente possa rifiutare il ricovero. Ora per terminare il trattamento dovrà andare dal suo medico curante che le prescriverà il secondo farmaco che dovrà assumere sabato. Nel caso insorgessero dei problemi nel corso di questi due giorni potrà rivolgersi al pronto soccorso dell'ospedale. Tra dieci, quindici giorni dovrà poi effettuare un'ecografia di controllo». «Mi auguro che non succeda nulla ma se successe qualcosa ognuno si assumerà le sue responsabilità. Io al posto dell'ospedale Grassi non lo avrei fatto», commenta la Polverini, che aggiunge: «Non vorrei mai trovarmi in una Regione in cui se accadesse qualcosa non sapremmo con chi prendercela: per questo è importante avere un protocollo che stabilisce la filiera delle responsabilità. Con l'assistenza in ospedale si rischia di meno ma non possiamo incidere certo sulla libertà delle persone». Intanto, come detto, le linee guida regionali per l'uso della RU486 sono realtà dopo l'approvazione da parte della giunta del «Protocollo operativo per l'uso» che ne prevede la somministrazione esclusivamente in regime di ricovero ordinario e recepisce la normativa nazionale. «Abbiamo dato mandato all'Asp di fornire una competente valutazione del fabbisogno di posti letto - informa la Polverini - In breve saranno individuate le strutture dove garantire con maggiore sicurezza la somministrazione della pillola abortiva. Nell'ambito della 194 sono molto carenti i consultori nel Lazio e per questo in Consiglio regionale è già stata presentata una riforma dei consultori che saranno utilizzati anche per le donne che chiedono di abortire, magari le convinciamo a non farlo».

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