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Basta cacche in strada

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Protesta per la mancata pulizia delle starde adiacenti al liceo Manara. Foto Gmt

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Cielo blu cobalto, asfalto arroventato, è il primo vero giorno d'estate. Alle ore 11 del mattino Via Bricci, una tranquilla stradina del quartiere Monteverde dove s'affaccia il Liceo Classico Luciano Manara, si anima di ragazzi e ragazze che, aiutandosi con una scala, tappezzano la ringhiera del muro di cinta con una serie di cartelloni con disegni variopinti. Sono i 23 studenti della Quinta C ginnasiale insieme alla loro insegnante di Storia dell'Arte Esther Finizia: sui cartelloni in maniera garbata, con sottile ironia e originalità, si invitano i residenti che portano a spasso i propri cani in via Bricci (strada molto gettonata proprio perché tranquilla e nel verde) di non lasciare sui marciapiedi le cacche dei loro amici quadrupedi. L'iniziativa «Bricci in fiore» non vuole essere bacchettona, anzi. Per non irritare la suscettibilità dei passanti i ragazzi regalano fiorellini accompagnati da un biglietto in cui si ribadisce che «il Manara ama i cani». E infatti in questa campagna i quadrupedi non c'entrano niente. «Il nostro intento è sensibilizzare i residenti alla cura delle cose comuni, non c'è nessun palleggio di competenze» spiega Maria Urso dirigente scolastica. E se da una parte è encomiabile che dei ragazzi di 15 anni si prendano a cuore il decoro degli spazi pubblici dall'altra è stupefacente che l'iniziativa sia nata da un progetto didattico. «Siamo partiti in quarta ginnasio dal concetto di bellezza policletea - spiega la professoressa Esther Fenizia - L'idea era cercare in tutte le fasi della storia il bello inteso come buono. Siamo così arrivati al Medioevo e allo studio dell'incastellamento». E dal castello, oplà la strada sotto scuola. Ce lo conferma anche Valentina Matellicani: «Ci siamo sentiti come in un castello negativo dove non c'è rispetto della legalità. Bisognava aprire il ponte levatoio». Argomenti forti e profondi: ma come siete arrivati alla cacca dei cani? «Abbiamo fatto prima le diapositive del quartiere, dall'osservazione delle quali abbiamo realizzato dei cartelloni - spiega Marco Renzi - intenzionati a capire le cose che non vanno». Prosegue il racconto Micol Di Veroli: «Volevamo rendere percorribile questa strada che è sempre invasa dalle cacche. Eravamo alla ricerca di una bellezza esteriore e interiore». Hanno cominciato così dal pulire la loro classe e dal mantenere in ordine le loro cose. Poi sono arrivati alla strada: «Ci siamo così aperti alla città». E poi dicono che i ragazzi di oggi non hanno le idee chiare!

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