Nella Hollywood sul Tevere nacque il video narrativo
Nellacittà dove il set non è costruito. Dove l'immaginazione lascia spazio alla realtà. Quella fatta di muri e strade di tutti i giorni. Tanto belli da finire nel mirino di una otto millimetri e nelle sale di tutto il mondo. Roma ha il cinema nel Dna. È un set a cielo aperto. Un museo da filmare. Tra romantiche passeggiate, inseguimenti e vita di tutti i giorni. Non è un caso se il primo film narrativo è del 1905, s'intitola «La presa di Roma» (di Filoteo Alberini) ed è girato sui sette colli. Senza contare che nella Capitale la prima proiezione cinematografica è del 1896, in via del Mortaro 17. E già nel 1907 si contavano cinquanta sale dove vedere un film. Il feeling tra Roma e i set viaggia attraverso un sottile filo che unisce passione e location straordinarie. Se l'America dello star system poggia il cavalletto da queste parti è perché i gioielli da mostrare al pubblico sono incantevoli. Uno per tutti: fontana di Trevi. Poi piazza di Spagna, piazza del Popolo e via Margutta di «Vacanze Romane». Castel Sant'Angelo, il Testaccio di Pasolini, il Trastevere di «Mamma Roma», piazza navona. Come non ricordare il triangolo fra via Sistina, via Crispi e via del Tritone dove sono stati girati molti film, in particolare di Rossellini oltre che «Ladre di biciclette» di Vittorio De Sica. Il regista utilizzò nel 1952 anche piazza della Rotonda per una scena di «Umberto D». E la lista è ancora molto lunga. Anche perché l'Italia, tra il 1943 e 1955, sviluppò la corrente del neorealismo cinematografico italiano: si filmava la vita reale, di strada. I luoghi non potevano essere ricostruiti. Ma anche nel periodo successivo Roma continuò sempre più a divenire scenografia preferita di molti registi. Naturalmente, non si contano le pellicole in cui è ripreso il Colosseo. Vi sale sopra per protesta Alberto Sordi nel 1954 in «Un americano a Roma». Qui si svolge anche il finale del film che rese famoso Bernardo Bertolucci, «Il conformista», uscito nel 1970 e basato sul romanzo di Roberto Lattuada. Per i meno nostalgici dei tempi passati, ancora oggi Roma amato da registi come Nanni Moretti o Carlo Verdone. Anche Gabriele Muccino in «Come te nessuno mai» e «L'ultimo bacio» sceglie la Capitale. Ferzan Ozpetek sceglie Ostiense per le sue «Fate ignoranti». E ancora oggi, sugli schermi, che sia film o che sia fiction, si ricoscono spesso i colori di Roma. La cupola di San Pietro, la veduta del Gianicolo, la maestosità del Circo Massimo e le piccole vie di Trastevere. Se gli italiani non possono fare a meno di utilizzare la telecamera nella Capitale, gli americani non sono da meno. Anche i colossal finiscono per essere girati, almeno in parte, nella Città Eterna. Dagli 007 del mitico James Bond a gli enigmi religiosi di Angeli e Demoni. Del resto ogni amante del cinema che si rispetti non potrebbe essere tale se non avesse visto, almeno una volta in tv, il tuffo a Fontana di Trevi di Anita Ekberg nel film «La dolce vita» di Federico Fellini. Fab. Per.