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Prime scintille sulla tassa di soggiorno

Turiste in posa mentre lanciano una monetina nella Fontana di Trevi

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«L'interesse legittimo ma particolare degli albergatori non può prevalere sull'interesse generale della città». Così il sindaco Alemanno commenta la prima riunione di confronto tra la commissione Bilancio capitolina e i rappresentanti degli albergatori sull'introduzione della tassa di soggiorno. Un primo confronto, già serrato che dopo le proposte si è concluso con la minaccia di ricorrere sulla costituzionalità della legge, così come affermato dal presidente della Federalberghi Roma, Giuseppe Roscioli: «Soluzioni alternative ci sono, basta trovarle». Diverse le ipotesi al vaglio della commissione bilancio. Da una parte il Campidoglio deciso a percorrere la strada dell'introduzione della tassa di soggiorno, da modulare su diverse opzioni: un euro per stella alberghiera (e dunque con un prezzo che andrebbe da uno a cinque euro per notte); una percentuale addizionale sul conto dell'albergo (a Barcellona è il 7%, ad Amsterdam il 5%); prevedere l'esclusione o una sensibile riduzione della tassa per le pensioni, i bed&breakfast e gli istituti religiosi.   Ma non ci stanno gli albergatori che, con il sostegno del presidente della commissione Turismo, Alessandro Vannini, rilanciano. Federalberghi, Fiavet, Confesercenti respingono al mittente la proposta dell'introduzione della tassa di soggiorno e propongono, invece, un aumento delle tariffe per i servizi turistici, come ad esempio i biglietti degli open bus, di musei e siti archeologici. Biglietti che hanno un prezzo irrisorio, secondo i rappresentanti delle categorie interessate: «Il biglietto per il Colosseo costa 9 euro, contro i 20 euro della Torre di Londra e i 13 euro della Tour Eiffel - sostengono - la tassa di soggiorno non è la soluzione più opportuna, quello che deve quello che deve aumentare è il costo dei servizi rivolti ai turisti». Fa eco il presidente della Commissione Turismo, Vannini che propone, appunto di «aumentare il costo del biglietto del Colosseo e fare pagare la visita al Foro romano». Replica il collega di partito e presidente della commissione Bilancio, Federico Guidi: «A parte il fatto non secondario che molti siti non rientrano nella giurisdizione del comune, ad esempio il Colosseo, sul quale si propone di aumentarne il biglietto di ingresso, è della sovrintendenza statale, così come ad esempio San Pietro che addirittura si trova in uno stato straniero. E non è certamente aumentando il biglietto dei musei capitolini che si riesce a rientrare dei 200 milioni di euro necessari al piano di rientro. C'è poi un'altra considerazione da fare - continua Guidi - noi quei 200 milioni li dobbiamo trovare e tra l'aumento della tariffa rifiuti o della tosap, che penalizzerebbe molti di più anche gli albergatori, o la richiesta di un contributo praticamente ininfluente ai turisti, noi non abbiamo grandi perplessità, preferiamo la seconda strada». E, in base a un sondaggio commissionato dal Comune stesso, al 54% dei romani va bene così.

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