I consiglieri: no, il taglio no
Il Governo taglia gli stipendi dei consiglieri comunali e azzera quelli municipali. E apriti cielo, scoppia la rivolta. La norma prevede che l'indennità massima (la somma dei gettoni di presenza) passi da un quarto a un quinto dello stipendio del sindaco (il quale oggi, al netto, guadagna attorno ai 6.000 euro mensili) con un ulteriore taglio del 10%. Tradotto in cifre, significa che mentre oggi lo stipendio di un consigliere si aggira sui 1.580 euro al mese, da domani sarà di circa 1.080. Una perdita, quindi, di 500 euro. Decisamente peggio andrà ai consiglieri municipali, che non potranno più contare sulla già modesta paga della loro attività politica (circa 500 euro netti al mese). Con la Manovra, infatti, vengono cancellati i gettoni di presenza in Municipio. In questo caso, l'attività politica sarà finanziata solo dalla passione civica. Non appena i tagli si sono profilati all'orizzonte, sono scoppiate le polemiche. Il deputato Pdl, Marco Marsilio, ritiene che «i tagli per gli amministratori locali sono troppo pesanti. Per chi amministra una città come Roma significa dover garantire un'attività a tempo pieno per poco meno di 1.000 euro mensili. Pretendere che i consiglieri comunali lavorino gratis o rimettendoci di tasca loro significa allontanare i cittadini onesti e normali dalle istituzioni». Sulla stessa lunghezza d'onda il capogruppo capitolino del Pdl, Luca Gramazio: «Sono tagli ingiustificati. Chiedere ai consiglieri di offrire la loro opera in maniera praticamente gratuita, ritengo non sia la via più consigliabile per migliorare ai cittadini». E la protesta è rigorosamente bipartisan. Il capogruppo del Pd in Campidoglio, Umberto Marroni, non è certo più tenero: «Ancora una volta il governo nazionale punta a indebolire il ruolo dei consiglieri comunali e municipali. La solita beffa se paragonata ai ben altri stipendi di livelli istituzionali diversi solo sfiorati invece dalla Manovra». Siamo di fronte alla continua sperequazione tra il trattamento degli eletti che va a colpire sempre il livello degli enti locali e che dimostra come la volontà di ridurre i costi della politica sia solo un'azione di facciata tesa a penalizzare chi lavora al servizio della cittadinanza». Ma non tutto il mal viene per nuocere. Se il Governo con una mano toglie, con l'altra dà. Il decreto su Roma Capitale che dovrebbe entrare in vigore a settembre prevede aumenti a quegli stipendi che oggi vengono tagliati.