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Sì alla tassa, devono pagare anche i turisti

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Turiste in posa mentre lanciano una monetina nella Fontana di Trevi

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Favorevoli a «tassare» i turisti che vengono a Roma. Un po' come dire «meglio a loro che a noi», perché la vera paura dei romani, oggi, è vedersi alzare all'improvviso le imposte per far quadrare i conti. Neanche il tempo di annunciare il provvedimento che è stato definitivamente approvato ed entrerà in vigore nel 2011. Una misura che comporterà per i turisti un costo aggiuntivo medio giornaliero, la cosiddetta «tassa di soggiorno» peraltro già presente in alcune capitali europee, di uno-due euro fino ad un massimo di 10 euro per chi pernotterà in un albergo extralusso. Il popolo dei favorevoli e dei contrari si è schierato. Più quello dei favorevoli, in realtà, stando almeno ai risultati della nostra piccola indagine. A patto che non si interpelli chi, direttamente o indirettamente, con il turismo e di turismo ci campa ed è pronto a fare la voce grossa per dire «no» al provvedimento. Dunque, se fermi la signora che fa la spesa al mercato, il tassista che aspetta un cliente, il giovane in pausa pranzo, e chiedi loro un parere sull'introduzione della «tassa di soggiorno» la risposta quasi sempre sarà: «Giusto che paghino per servizi di cui usufruiscono». Diversamente, appunto, la pensa chi è ogni giorno a stretto contatto con il turista perché fa un lavoro che lo richiede. Può essere l'albergatore, il venditore di souvenir, il ristoratore o il barista in centro. In questo caso la tassa fa paura «perché può scoraggiare un turismo già in crisi». Poco ancora si è capito, tuttavia, di questo balzello visto che a colpire davvero sono i 10 euro che dovrebbe pagare al giorno chi dorme in un 5 stelle di lusso. Chiarito che il costo per la maggior parte dei turisti sarà decisamente minore, anche chi era inizialmente contrario fa marcia indietro. È il caso, ad esempio, di Luigi. Pensava che la tassa fosse per tutti di 10 euro, «ma se è di uno, o due euro, allora non vedo il problema», dice. E poi aggiunge «meglio togliere i soldi ai turisti che a noi visto che già ce ne tolgono tanti». Ha le idee chiare, invece, Valerio che fa il tassista. «Questa tassa già esiste nelle principali capitali europee. Non vedo perché a Roma, che è una delle città più belle del mondo, non debba esserci. I turisti usufruiscono dei servizi come noi cittadini e visto che noi paghiamo le tasse anche loro devono fare un piccolo sacrificio per godere di quello che offre questa città». Per Laura, invece, il principio in sé non è giusto: «Si tratta di una tassa e come tale non è mai vista in modo positivo. Però in questo momento i sacrifici sono necessari, il Comune ha bisogno di soldi e da qualche parte li deve trovare. Meglio che metta le mani in tasca agli stranieri che nelle nostre». La pensa così anche Girolamo: «Più logico tassare i turisti che i cittadini. Poi si sta parlando di una cifra irrisoria. Anche chi dovesse spendere 10 euro su un soggiorno di 300, penso che neanche se ne accorgerebbe». Per Girolamo, però, il problema è anche quello di cosa farci poi di quei soldi. «Penso che l'amministrazione dovrebbe reinvestirli per risolvere problemi "storici" di questa città, come il traffico, la manutenzione delle strade, la realizzazione degli asili nido. In questo modo la tassa avrebbe un senso anche sociale». Analogo il parere di Concetta, per la quale la tassa è giusta perché «i turisti che vengono a Roma non si comportano sempre come dovrebbero. Sporcano le strade, non hanno rispetto per i nostri monumenti, mangiano all'aperto e il più delle volte abbandonano i rifiuti dove capita anche in pieno centro. Con la tassa pagherebbero i servizi di cui usufruiscono nel periodo in cui sono qui». Non la pensa così Stefano che ha un banco al mercato di Campo de' Fiori e di turisti (di cui molti suoi acquirenti) ne vede passare centinaia ogni giorno. «Non la trovo una tassa giusta. Il rischio è che i turisti cambino destinazione e vadano in altre città. Già sono diminuiti, così si rischia il crollo vero e proprio». Più o meno la stessa opinione di Emanuele, altro operatore commerciale: «È un provvedimento che rischia di scoraggiare il turismo, che invece in questo momento andrebbe incentivato con azioni totalmente diverse». Anche Sergio di primo impatto dice che la tassa di soggiorno è ingiusta. Poi però quando scopre che viene pagata già da tempo in altre città d'Europa fa marcia indietro «se è così – risponde – è giusto che si paghi anche a Roma».

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