Arriva la tassa sui turisti Ma solo per quelli di lusso

La paghiamo per vedere la Tour Effeil, le montagne austriache, la porta di Brandeburgo a Berlino, la casa di Anna Frank ad Amsterdam, le ramblas di Barcellona e l'elenco potrebbe continuare. È la «tassa di soggiorno» o meglio un contributo che il turista versa alle casse del Comune che lo ospita. A Roma si pagherà a partire dal 2011. Una svolta attesa da almeno un decennio, un provvedimento preparato più volte e più volte, inspiegabilmente, riposto nel cassetto. Ora, la scure che si abbatte sulla Capitale a causa della crisi economica rende inevitabile la sua introduzione che, al di là dello «scandalo» paventato da alcuni, è già realtà non solo nelle maggiori capitali e non solo d'Europa. La conferma sull'introduzione della tassa di soggiorno per i turisti è arrivata ieri dal sindaco Alemanno. «È giusto che i turisti contribuiscano alle spese del comune di Roma perché la loro presenza è uno dei motivi dello squilibrio di bilancio». Resta da definire il quantum. In alcune città europee è una quota fissa (a Parigi si paga un euro a notte, incluso nel prezzo della stanza d'albergo), in altre è una percentuale sul conto totale dell'albergo (il 5% ad Amsterdam, il 7% a Barcellona).   Per quanto riguarda la Capitale, dove ricordiamo c'è la percentuale più alta al mondo di beni archeologici, il Campidoglio sta studiando una tassa «light», progressiva in base alla categoria alberghiera. Il «tetto» fissato dal governo è di un massimo di 10 euro. «Questo importo verrà applicato solo a quei turisti che spendono dai 300 euro in su, cioè sui pernottamenti in strutture extra lusso - spiega Alemanno - poi si andrà a scalare. Per gli alberghi a 4 stelle, ad esempio, si può pensare a un contributo di un euro, mentre i bed and breakfast e le pensioni ad una stella saranno esentate». Il numero di turisti che Roma accoglie ogni anno è di circa 15 milioni, con stime che parlano di 20 milioni per il 2020. Uno sforzo enorme per la città in termini di trasporti, consumi, pulizia, manutenzione dei siti archeologici, solo per citare alcune voci di spesa amministrativa sulla quale grava, non poco, il bilancio capitolino. A stemperare le polemiche sollevate non solo dall'opposizione (che pure con Veltroni stava per introdurre lo stesso provvedimento con uno schema di un euro per stella alberghiera) ma anche delle categorie coinvolte, come Federalberghi e Confturismo, ci pensa il vicesindaco Mauro Cutrufo. Proprio lui, che ha la delega al Turismo, circa un anno fa si era fatto promotore insieme ai sindaci di Firenza e Venezia presso il governo per il varo del contributo di soggiorno.   «Si tratterebbe di una tassa di scopo che pagherebbero i turisti e lo farebbero anche volentieri - assicura Cutrufo - non è il caso di sollevare problemi che non esistono, si tratta di una tassa che si paga in tutta Europa». Un «obolo» neanche avvertito dal turista ma che per le casse comunali si trasformerebbe in almeno trenta milioni di euro di maggiori entrate, da investire in servizi (come la pulizia della città) e nella manutenzione dei siti archeologici (Colosseo in primis).