Il padre di Sara fa il detective "C'è un colpevole, lo troverò"
È un uomo in caccia. «Cerco le prove per incastrare chi ha permesso che mia figlia morisse, perché è come se l'avessero uccisa» dice Bruno Panuccio. Domani è un mese che ha seppellito Sara, 14 anni, morta il 20 aprile con la compagna di classe Francesca Colonnello sotto il crollo di un costone di tufo sulla spiaggia di Cala Rossano a Ventotene. Una gita della scuola media di Morena del preside Brugner finita in tragedia sull'isola meta dei campi scuola di mezz'Italia. Ragionier Panuccio, s'è asciugato le lacrime? «Sì, ma solo perché devo essere lucido. Perché la morte di Sara e Francesca non è stata una "fatalità", come invece ha scritto il sindaco di Ventotene Giuseppe Assenso nella lettera inviata a noi genitori delle due vittime e alle famiglie dei due ragazzi feriti, una è Athena, ed è ancora gravissima». Perché la morte di Sara non è stata fatalità? «La spiaggia di Cala Rossano rientra nel bacino portuale e doveva essere chiusa. Il pontile con l'attracco dei traghetti è attiguo e vicino c'è il circolo velico. È abbastanza per farla rientrare nei bacini portuali. E qui la balneazione è proibita. Invece per Cala Rossano l'ordinanza ha funzionato al contrario: la spiagga è l'unico 5% di arenile aperto su un 95% chiuso». Cala Rossano rientra nei bacini Portuali e dunque doveva essere chiusa alla balneabilità? «L'ho saputo da poco. Cala Rossano bacino portuale lo è di fatto: se arrivi dal mare, davanti a te trovi il pontile con l'attracco per i traghetti, sulla sinistra continua il porticciolo e sulla destra c'è Cala Rossano e dall'altra parte il circolo velico. E se non fosse bacino portuale, c'è da chiedersi: come mai?». Come mai, secondo lei? «Se non volevano rinunciare al turismo avrebbero potuto almeno rendere la spiaggia sicura. Se chiudi tutto il 95% e lasci aperto il 5% quella è la tua vetrina, e dovresti tenerla come una bomboniera, dovresti averne il massimo rispetto, se una rete di protezione può apparire antiestetica e rovincare il paesaggio stupendo di Ventotene la colori dello stesso colore del tufo, e nessuna la nota, però non si muore più. Se anche un lavoro del genere diventa troppo costoso (o troppo poco costoso) e non volete spendere niente, mettete un cartello, di avviso di tenersi a distanza, sarebbe bastato leggere "pericolo, rischio crollo" a cinque metri dal costone, invece mia figlia e i suoi compagni sono stati invitati a mettersi lì, migliaia di scolari sono stati invitati a sdraiarsi lì». Ha avuto spiegazioni? «No. Ma vorrei anche sapere chi erano i periti, come si chiamano, se sono state fatte altre perizie, poco prima o poco dopo quella del 2009 che ha stabilito che Cala Rossano era sicura». Ha trovato da solo le risposte? «Io sto in caccia, il bersaglio mio ce l'ho, ci vorranno gli anni ma dall'idea che mi sono fatta all'inizio, a mano a mano sta quadrando tutto, pian piano escono fuori. Ventotene è patrimonio dell'Uunisco, i soldi arrivano a palate, due terzi di costruzioni sono abusivi, al 75% si costruisce sul tufo, e passano i camion pesanti sopra la spiaggia dove c'è morta mia figlia. Mi chiedo: sono i geologi gli incompetenti o c'è dell'altro?». Cos'altro ha scoperto? «Che nell'archivio cartografico l'isola non c'è. Che fine ha fatto Ventotene? Sembra che sia sparita, come Atlantide non viene più menzionata». Il sindaco la chiama ancora fatalità? «L'ha messo nero su bianco nella lettera che ci ha scritto. È questa è solo l'ultima vergogna».