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Roma Tre, un convegno dedicato alla Macciocchi

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Un momento del convegno presso l'Università Roma Tre di Roma

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L'Università Roma Tre ha dedicato una giornata di intenso lavoro a Maria Antonietta Macciocchi, un'intellettuale europea che non ha avuto mai paura di misurarsi con tematiche politiche, socio-economiche e culturali di scottante gravità, sostenitrice in prima persona del libero pensiero contro ogni tentativo di "processo disciplinare" alle sue idee. Ginevra Conti Odorisio, Miriam Mafai, Barbara Alberti, Giovanni Belardelli, Christine Fauré, Laura Pisano, Fiorenza Taricone, Eleonora Selvi, Francesca Russo, Jean-Yves Frétigné hanno esaminato aspetti rilevanti dell'attività politica, giornalistica e didattica del personaggio, con qualche accenno alla sua vita privata, da parte di chi l'ha personalmente conosciuta. A chiudere i lavori, il saluto della figlia, Giorgina Amendola. Il Presidente della Repubblica Napolitano non ha fatto mancare il suo saluto e l'apprezzamento per il seminario internazionale che ha visto nella Macciocchi un'interprete acuta dei cambiamenti che si sono verificati in Italia e nel mondo fra la seconda metà del Novecento e il nuovo secolo. Fiorenza Taricone, dell'Università di Cassino, Presidente Nazionale dell'Associazione Nazionale Comitati Pari Opportunità universitari, che ha analizzato nel Convegno gli scritti di M. A. Macciocchi negli anni in cui ha diretto il periodico Noi Donne, risponde alle nostre domande: Quale messaggio educativo può essere identificato dai giovani nel pensiero di Maria Antonietta Macciocchi? Certamente il rifiuto di ogni omologazione e la cura della libertà di pensiero, cioè a livello individuale, la sincerità almeno con se stessi. E poi, il non aver paura di impegnarsi, rifugiandosi nella sola evasione. Quanto ha inciso la sua filosofia associazionistica ai fini della crescita del ruolo sociale e politico della donna? Come studiosa dell'associazionismo femminile, mi sono trovata in profonda sintonia con quanto la Macciocchi, in qualità di direttrice di Noi Donne dal 1949 al 1956 ha scritto e fatto; se in quegli anni, ma non solo, le associazioni avevano l'obiettivo di costituire un centro attorno al quale far convergere le intelligenze e le attività femminili, per fare fronte alla barbarie culturale e lavorativa, possiamo dire che il periodico e l'Unione Donne Italiane l'avevano raggiunto.  

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