Le cliniche Angelucci non chiudono
Non interferisce sull'attività assistenziale. E nessun malato sarà mandato a casa. Eppure sono stati proprio i pazienti delle strutture del gruppo Tosinvest i primi ad allertarsi dopo il sequestro conservativo di sei cliniche della famiglia Angelucci (Velletri, via della Pisana, Portuense, Cassino e Sulmona e un sesto immobile di cui non è stata ancora formalizzata la proprietà). Tutti e sei oggetto di un provvedimento della Corte dei conti, seguito all'inchiesta sulla clinica di Velletri della locale Procura su una presunta truffa al Servizio sanitario nazionale per 134 milioni di euro. E ora anche gli altri pazienti temono di perdere «la continuità delle cure» erogate dal colosso della sanità riabilitativa e non solo nel Lazio. Ieri mattina i familiari dei malati si sono attaccati ai centralini delle sei strutture, facendoli scoppiare. «Ma che, chiudete?», «Finiremo in mezzo a una strada?», «È vero che saranno sospesi gli accreditamenti?» hanno chiesto. Ha telefonato anche Alessandro Peru, presidente di «Arca di Noialtri» onlus, l'associazione delle famiglie dei bambini seguiti dal San Raffaele Pisana, (una parte dei quali assistiti gratis da luglio 2009). «Siamo rimasti sorpresi - dice Peru - non entriamo nel merito delle indagini, ma noi conosciamo una realtà positiva. E per fortuna che c'è, perché se non ci fosse questa struttura così efficiente, la Regione non saprebbe proprio come assistere quasi tremila bambini disabili che frequentano il centro». A chi si sente debitamente seguito, le accuse sul presunto giro di finti ricoveri o prestazioni in assenza delle autorizzazioni sembrano fantascienza. «La verità è che je stanno a fa' la guerra, per bruciare l'inquilino bruciano tutto il palazzo» è il tam-tam. Tre le cose certe. Uno: non c'è nessuna nuova inchiesta. Due: non c'è alcuna contestazione sulle quattro strutture sequestrate esclusa Velletri, la sesta sarebbe una struttura di cui Tosinvest non ha ancora perfezionato la proprietà. Tre: tutte le attività assistenziali continuano regolarmente. «Abbiamo chiesto noi di anticipare la prima udienza, fissata per il 2 luglio, ovviamente abbiamo chiesto anche la revoca del provvedimento, che corrisponde all'intero volume delle prestazioni erogate dal 2004 al 2008 per la sola casa di cura di Velletri» dice Carlo Trivelli, presidente di San Raffaele Spa, che è stato nominato custode di questi beni, e dunque «ne mantengo la titolarità e la disponibilità». Per Trivelli il provvedimento è ingiustificato. «Non è stato depositato alcun avviso di deposito degli atti, e contro di noi non c'è nulla - spiega -, inoltre il sequestro preventivo può essere concesso quando c'è il pericolo che il futuro debitore ponga o abbia posto in essere atti di depauperamento della societa. Invece dall'esame delle operazioni societarie negli ultimi due anni, la società San Raffaele spa, ha quintuplicato il proprio patrimonio». Trivelli conclude affermando che «riponiamo piena fiducia nella magistratura».