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Il regista del "Lupo" finisce alla sbarra

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Il regista del film «Il Lupo» è finito alla sbarra. Stefano Calvagna, che ha diretto anche la pellicola «L'ultimo ultras», si dovrà sedere il 12 ottobre prossimo davanti al Tribunale per rispondere alle accuse di calunnia aggravata, detenzione e porto di arma clandestina e ricettazione. La procura ha infatti chiesto e ottenuto il giudizio immediato per lui e per un finanziere, presunto complice, perché avrebbero ideato un piano criminoso in cambio di un provino per la figlia. Calvagna era già finito nei guai per aver truffato, secondo la procura, il coproduttore del film «Il Lupo», uscito nelle sale a marzo 2007. Il 17 febbraio di tre anni fa Calvagna fu gambizzato in via di San Saba dopo aver assistito a uno spettacolo al teatro Anfitrione. Erano stati due le persone che organizzarono l'agguato: uno fece fuoco, il secondo invece aspettava in motorino pronto a fuggire. Era tempo che Calvagna sosteneva di essere minacciato di morte: a organizzare l'aggressione sarebbe stato un produttore cinematografico, Alessandro Presutti, che lo aveva denunciato per la vicenda della truffa. Poi aveva chiamato in causa l'ex collaboratore Carlo Bernabei i cui uffici a Cinecittà erano stati perquisiti. In quell'occasione era venuta fuori una pistola semiautomatica con la matricola abrasa dello stesso calibro di quella che era stata usata per sparare a Stefano Calvagna. Un piano perfetto se non fosse stato per le telecamere a circuito chiuso. Analizzando i fotogrammi, infatti, il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il pubblico ministero Giovanni Bombardieri, avevano scoperto che l'arma era stata nascosta qualche ora prima da una persona legata al regista, presumibilmente un appuntato della Guardia di Finanza che si sarebbe appunto prestato a organizzare tutta la messa in scena per poi poter ottenere un favore dal regista. Nel procedimento penale per calunnia Bernabei risulta, quindi, come parte offesa.

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