Il "passa passa" dei badge allunga la pausa pranzo
Non sembra poi una pratica tanto inusuale quella di assentarsi qualche ora durante l'orario di lavoro. Per carità, sempre per «motivi gravi e urgenti», come il figlio che sta male all'improvviso e bisogna riprendere da scuola, la baby sitter che non è arrivata in tempo, l'anziana mamma che non risponde al telefono. Ma al ministero, almeno stando alle dichiarazioni di chi decide di parlare con la garanzia dell'anonimato più assoluto, se la pausa pranzo è alle 14 e capita che un dipendente esca a mezzogiorno, magari perché si è fatto prestare il badge di un fidato collega, non è da ritenersi un fatto così scabroso. Bocche per lo più cucite al ministero di Giustizia di Largo Arenula. L'indagine sui dipendenti della sede distaccata del Ministero dei Trasporti all'Eur sta facendo tremare gli altri «palazzi» e quando gira la voce che per i corridoi c'è un giornalista, uomini e donne sfilano velocemente senza fermarsi con facce che tradiscono un po' di paura. Ci vorrà circa un'ora per scovare qualcuno disposto a parlare. «Facciamo che io non l'ho mai vista - ci dice un uomo sulla cinquantina abbassando il tono di voce - ma se vuole sapere la verità succede che un dipendente si assenti fuori dall'orario di lavoro per motivi magari urgenti, come il figlio che si è sentito male a scuola o l'anziana mamma sola a casa». In che modo? «Facendosi prestare il badge, per lo più». A qualcuno è capitato anche personalmente di prestare il tesserino di riconoscimento, «ma perché il collega aveva un problema personale che non mi ha spiegato», ci confida un altro dipendente dello stesso Ministero. Parecchi «no comment» anche al ministero della Pubblica Istruzione in viale Trastevere. Un dipendente però alla fine lo troviamo disposto a raccontare come stanno le cose: «Più di uno lo fa e lo sanno tutti che succede. Spesso però si tratta solo di anticipare la pausa pranzo e poi tornare al lavoro quando gli altri sono fuori. Le ore sono sempre quelle, quindi che male c'è?».