Assassino a rischio libertà per un difetto di notifica
La notifica è «difettosa». E l'uomo in carcere per l'assassinio rischia di tornare in libertà. A sollevare il caso questa mattina davanti alla Corte d'assise saranno gli avvocati Giacinto Canzona e Anna Orecchioni, che difendono il presunto omicida di Domenico Zaffino, Bruno Crivello. «La cancelleria del gip ha spedito l'avviso di fissazione dell'udienza solo al mio studio – spiega l'avvocato Canzona – mentre l'altro difensore è stato dimenticato». E dire che fu un delitto efferato, avvenuto a Ostia nel 2009 e che lo stesso Crivello ha apertamente confessato. Era il 14 aprile 2009, giorno di Pasquetta, quando Bruno Crivello, 44enne originario di Trapani, uccise per gelosia l'uomo che aveva conosciuto un anno prima e che da alcuni giorni lo ospitava in casa propria, a Ostia Ponente. Dopo aver bevuto parecchio vino, tra i due cominciarono a volare parole grosse: Zaffino, secondo quanto raccontato da Crivello agli investigatori, avrebbe più volte insultato la sua compagna, scatenando il raptus omicida. Il trapanese, afferrato il coltello da cucina che la vittima teneva in un comodino per difendersi da eventuali aggressioni, colpì all'addome il 59enne di Ostia, uccidendolo e caricando il corpo nell'auto dello stesso Zaffino per abbandonarlo sulla riva del Tevere, all'Isola Sacra. Certo che le acque del fiume inghiottissero per sempre l'uomo, Crivello tornò nell'appartamento in via Marino Fasan dove poco prima aveva ammazzato Zaffino e, nello stesso letto dove lo aveva accoltellato, dormì per diverse notti dopo la scoperta del cadavere da parte di alcuni operai durante il controllo di un'idrovora. Dopo un iniziale tentativo di spogliarsi di ogni responsabilità, l'uomo confessò e il 20 aprile - sei giorni dopo il delitto - venne rinchiuso nel carcere di Regina Coeli in quanto ritenuto, secondo quanto scrive il gip nell'ordinanza cautelare, «persona di elevatissima pericolosità sociale». Oggi, davanti alla Corte d'assise inizia il processo. Ma gli avvocati Canzona e Orecchioni solleveranno l'eccezione pregiudiziale che rischia di riportare Crivello in libertà. «La cancelleria del gip ha fatto l'avviso di fissazione dell'udienza davanti alla Corte via fax a un solo difensore presumendo che io e la collega Orecchioni avessimo studio insieme - spiega Canzona - Poiché, invece, la Cassazione dice che quando ci sono due difensori, a maggior ragione se hanno due studi diversi, la notifica va fatta a entrambi, ci sarebbe un difetto di notifica che comporta, se eccepito alla prima udienza, la nullità del decreto di giudizio immediato. La Corte d'assise deve dichiarare la nullità del decreto, restituire gli atti al gip per rifare le notifiche a tutti e due i difensori». «Non solo - sottolinea l'avvocato Orecchioni - c'è anche la questione dei termini della custodia cautelare, che nel frattempo sono decorsi dal momento che il nostro assistito è in carcere da oltre un anno. Per questo, a nostro parere, Crivello deve tornare in libertà». La parola, oggi, ai giudici di assise.