Tempo pieno? Intervenga la Regione
Il problema nelle scuole primarie delle classi a tempo pieno insufficienti a soddisfare le domande delle famiglie romane rischia di far chiudere nel caos l'anno scolastico. Il Comitato permanente delle scuole romane protesta da giorni occupando aule, presidenze, perfino la sede dell'Ufficio scolastico regionale, in un pressing senza sosta. Sulla questione sono intervenuti pure i dirigenti delle 345 scuole pubbliche dell'Asal. «Le classi a tempo pieno pre il primo anno della scuola primaria per Roma e provincia sono 216 in meno, dunque 4.000 famiglie non potranno usufruire del servizio» spiega il presidente Paolo Mazzol. I presidi chiedono l'intervento della Regione Lazio. «Va promosso di concerto con gli Enti locali un piano triennale di sviluppo della scuola a tempo pieno, assicurando le necessarie risorse del personale docente e non. Anche il Comune di Roma non può stare a guardare questo attacco alle famiglie». Il Ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini ha ribadito invece che «il tempo pieno è aumentato» e che «sono 50 mila in più i bambini che quest'anno ne usufruiranno». A questo punto cerchiamo il bandolo della matassa con Maria Rita De Santis, segretario regionale Lazio Snals-Confsal «Sul tempo pieno c'è purtroppo da cinque anni una normativa che impone di mantenere il numero delle classi già funzionanti e dunque non aumentarlo - spiega la sindacalista - Quest'anno s'è verificato lo stesso problema di tutti gli anni: le richieste superano la disponibilità dei posti». È un'emergenza sociale: le famiglie sono obbligate a chiedere il tempo pieno perché non sanno dove sistemare i figli nel pomeriggio. «Un'esigenza che si scontra con un processo di razionalizzazione della scuola italiana che sta riducendo il personale, alzando il numero degli alunni per classe». Dunque la soluzione qual è? «Aumentare le classi dentro il risparmio. È un procedimento macchinoso, un aggiustamento interno che si fa calcolando il monte ore di servizio dei docenti dividendolo per il numero delle classi a tempo pieno. Se avanzano ore sufficienti per un insegnante se ne può chiedere un altro e allora avviare un'altra classe. In generale la situazione si sblocca a giugno quando le variazioni sull'organico di diritto sono ben definite. Ma non sempre può essere soddisfacente». Insomma per coprire il tempo pieno si gioca sulle 4 ore di compresenza di docenza che avanzano nell'arco della settimana e che prima erano intoccabili. Non si farebbe prima ad assegnare la nuova classe a tempo pieno a ue insegnanti precari rimasti senza incarico? «Sarebbe l'ideale ma non si può. La richiesta di un intervento della Regione Lazio mi sembra l'unica soluzione. Una delle soluzioni potrebbe essere un percorso integrato tra scuola e enti locali, Comune o Regione tali da poter ampliare l'orario scolastico ma affidandolo a personale diversificato. Serve un nuovo piano per il tempo pieno».