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L'alibi di Busco resiste all'assalto

Il pm Ilaria Calò

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L'alibi di Raniero Busco è fondato? L'ex fidanzato di Simonetta Cesaroni cercò di scaricare su alcuni amici della comitiva i sospetti sull'omicidio? A queste due domande si è cercato di dare una risposta nel corso della nona udienza del processo di via Poma. Per quanto riguarda il primo punto, il pubblico ministero Ilaria Calò non è riuscita a fare molti passi avanti, ostacolata dalla memoria affievolita dagli anni e da mezze conferme che contraddicevano la sua ipotesi accusatoria. Nell'aula-bunker di Rebibbia ieri sono sfilati i compagni del bar Portici di Morena, luogo di incontro dei ragazzi frequentati da Raniero e Simona nel '90. Giovani oggi cresciuti e, dopo vent'anni, comprensibilmente incerti sui propri ricordi. Luigi Poli ha riferito di aver visto quel sette agosto Raniero e Fabrizio Priori davanti al bar mentre armeggiavano con un'autoradio. «Ma è sicuro che fosse il giorno del delitto?», lo incalza il pm. «Penso che fosse quel pomeriggio», è la replica. Calò insiste: «Così tanti anni dopo è in grado di dire che fosse il 7 agosto?». «Sì, penso di sì», conferma Poli. «Nel 2007 lei ha dichiarato che il bar era aperto, provi a concentrarsi...», insiste l'accusa. La risposta è uno dei tanti «non ricordo». L'obiettivo evidente è smentire l'alibi dell'imputato, perché se il locale era chiuso è illogico che la comitiva si riunisse là davanti. La titolare del bar, Rita Surace, ha però spiegato in aula una settimana fa che anche quando le serrande del Portici erano abbassate i ragazzi lo adottavano come punto di ritrovo. Stesso copione con Priori, «quasi sicuro di aver incontrato Raniero quel pomeriggio al bar», sebbene non sappia dire «con certezza il giorno». Priori non ricorda nemmeno di aver lanciato sassi contro la finestra della casa della sua ex fidanzata, Roberta Foschi, come avrebbe riferito - spiega il pm - l'attuale moglie di Busco, Roberta Milletarì, alla polizia nel '98. Lancio che sarebbe stato causato da una confidenza fatta dalla vittima alla sua amica Foschi, che aveva visto una sera Priori con un'altra ragazza. Motivo per cui i due, poi, si sarebbero lasciati. «Non ricordo l'episodio della finestra - ribadisce Priori - Ma la causa della rottura fra noi non fu quella. Roberta mi disse: o ci sposiamo o torno in Canada». Priori non la sposò e lei tornò in Canada, dove risiede attualmente. Franco Brucato, un altro del gruppo, fu «nominato» da Busco - racconta sempre la Calò - nel 2005, come una delle persone che potevano avere un interesse per Simonetta e che, «vista l'indole, poteva aver commesso l'omicidio» (pm dixit). «Simonetta era una bellissima ragazza ma io non l'ho mai corteggiata - risponde Brucato - Era la fidanzata di Raniero e io stavo con una sua amica». Il legale di Busco, Paolo Loria, dirà poi a margine dell'udienza che il suo assistito «non ha fatto accuse specifiche, gli è stato chiesto solo chi poteva avere un carattere forte». Ascoltando i periti che esaminarono il computer usato dalla vittima, infine, è emerso un dettaglio che la dice lunga sul modo in cui furono eseguite le indagini. Il pc sequestrato in via Poma venne restituito agli Ostelli della gioventù e riutilizzato per essere più in là risequestrato e sottoposto a nuova perizia. Di sicuro venne utilizzato da Simonetta a partire dalle 16,37. Ma anche in questo caso le certezze sono fragili. Sì, perché a inserire ora e data era, di volta in volta, l'operatore.

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