Picchiato dalla polizia Manganelli: siamo amareggiati
«Possono esserci eccessi, ma sono fisiologici». Il Capo della polizia torna a parlare del caso Gugliotta, il ragazzo di 25 anni arrestato e picchiato dopo la partita di Coppa Italia del 5 maggio. Antonio Manganelli non ci gira intorno: «Quando ci sono questi fatti, c'è amarezza, forte rammarico e voglia di scusarsi con tutti. Ritengo riprovevole, ma fisiologico, ogni atto che fuoriesce dall'ordinario svolgimento dell'attività». E per sottolineare ancora meglio il suo pensiero le definisce «brutte vicende, smagliature, di cui ci assumiamo la responsabilità e che andremo a sanzionare». In sintesi: sono atti che vanno condannati e puniti, ma che possono accadere. I risultati dell'inchiesta interna della polizia non sono ancora stati ufficializzati. Ma Manganelli non aspetta e ammette subito che qualcuno ha sbagliato. E che pagherà. Al momento un solo agente è indagato per lesioni volontarie gravi. È il poliziotto «che nel video è ripreso nell'atto di colpire con una manata e con alcune manganellate Gugliotta», scrive la Procura. La prossima settimana dovrebbe essere ascoltato dal pm. Dopo i ripetuti appelli dei familiari, invece, sono stati scarcerati i due studenti di 19 anni di Chieti arrestati anche loro nel dopo partita di Coppa Italia. Per Emanuele De Gregorio e Stefano Carnesale il gip Aldo Morgigni ha disposto gli arresti domiciliari. Gli altri cinque ragazzi arrestati la sera della finale tra Roma e Inter, invece, restano a Regina Coeli. Si tratta di Antonello Cori, Emiliano Giacomobono, Alessio Amicone (imprenditore romano con due figli piccoli), Emanuele Pecorone e Luca Danieli (in passato aveva scontato un anno di reclusione). Il 19 maggio il Riesame si pronuncerà sulla loro scarcerazione. I familiari ieri mattina in Senato hanno lanciato un appello per la loro liberazione: «Sono dentro da otto giorni ma sono innocenti», assicurano. «Alessio mi ha detto che è stato fatto inginocchiare e gli hanno camminato sopra», racconta Michela, la compagna di Amicone. La famiglia di Amicone ha appeso dei volantini nella zona dello stadio in cerca di testimoni. Mentre Antonello Cori e Emiliano Giacomobono - sempre secondo il racconto dei familiari - stavano solo mangiando un panino vicino a un camion bar. Intanto alcuni consiglieri capitolini, sia del Pd che del Pdl, hanno sottoscritto un documento per chiedere la costituzione di parte civile del Comune nel processo ai presunti responsabili della morte di Stefano Cucchi, il geometra romano di 31 anni morto nel reparto detentivo dell'ospedale Sandro Pertini. Agenti penitenziari e medici sono accusati rispettivamente di lesioni e omicidio colposo. Un caso che, scrivono i consiglieri, «ha scosso la coscienza della comunità nazionale ponendo serissimi interrogativi sulla trasparenza e sull'umanità del nostro sistema carcerario». La Provincia, invece, ha approvato una mozione per intitolare a Cucchi il Centro di formazione professionale di Ostia che da ragazzo aveva frequentato. Felice il padre Giovanni: «Siamo commossi, questo è un primo segno che le istituzioni si stanno accorgendo di Stefano, del suo dramma e del nostro dramma».