Mercoledì il Comitato olimpico deciderà quale città, tra Roma e Venezia, rappresenterà l'Italia nella corsa all'assegnazione delle Olimpiadi del 2020.
L'assegnazionedi un'olimpiade è un affare importante: ci sono in ballo prestigio e soldi. I «rumors» di questi giorni, e di ieri in particolare, su una possibile preferenza del Comitato per Roma non rendono giustizia a quell'arbitro chiamato Coni. Anzi viene il dubbio che più che usciti da una finestra degli uffici di Lungotevere Acqua Acetosa quei rumors siano stati uditi da qualcuno in gondola su Canal Grande. In queste settimane trascorse dalla consegna dei dossier nelle mani del presidente Petrucci, più che «rumors» si sono uditi solo i brontolii dei veneti. Il Campidoglio non ha fiatato. Il sindaco Alemanno se ne è stato buono buono sotto la Lupa a succhiare il latte di una vittoria quasi scontata. Sarà quindi «strizza» o «suggestione», quella che spinge il sindaco di Venezia Orsoni a sottolineare, come ha fatto ieri: «Spero che se la decisione sarà di escludere Venezia, la Giunta e il Consiglio (che ricordo voterà a scrutinio segreto) trovino motivazioni più serie e meno risibili rispetto a quella sulla capacità recettiva della mia città». Ma forse Orsoni non sa che la votazione è a scrutinio palese e dunque le motivazioni del Comitato non saranno top secret. Detto questo e ascoltato Orsoni viene da chiedersi: sposereste voi una città - in questo caso Venezia - che tiene una linea così aggressiva nei vostri confronti?