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Professionisti dell'elemosina

Mendicante

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La truffa continua. Falsi mendicanti coperti da laceri cappotti continuano a chiedere soldi agli incroci più affollati. Tre di questi stanno sulla Nomentana, sono «Il Grigio», «Il Nero» e «Chiomalunga»: giusti soprannomi, visto come appaiono alla gente. Nomi che richiamano il ciclo fantasy «Il Signore degli Anelli», scritto da John Ronald Reuel Tolkien, ma nella realtà romana di fantastico c'è ben poco. Il gruppo di truffatori era già stato sbugiardato da un'inchiesta pubblicata da Il Tempo lo scorso 24 marzo, illustrando come il loro «centro operativo» fosse a piazzale della Radio e come lavorassero ai semafori compresi fra l'Eur e l'Ostiense. Così, dopo i conseguenti interventi delle forze dell'ordine, alcuni di questi si sono spostati da via Cristoforo Colombo alla Nomentana: dal 20 aprile operano all'affollato incrocio con via Arturo Graf e viale Kant. Da quel momento sono spariti solo per cinque giorni, fino all'11 maggio, per riapparire al crocevia in orari meno costanti, continuando nella loro incetta di spiccioli: è bastato osservarli attentamente per accorgersi che riescono a racimolare, ciascuno, circa 20 euro l'ora. Sono attori consumati, con espressioni pietose e schiene che si incurvano. Uno riesce veramente a trasformarsi. È «Il Grigio», vero attore, forse il più giovane dei tre. Appare come un ritardato mentale mentre chiede soldi al semaforo. Parla da solo o all'aria, lurido all'estremo. Rivolgendogli la parola sembra non comprenderti. Invece è normalissimo, non trema, parla normalmente, non ha «visioni», lo si nota quando va via la sera, in abiti normali, dopo che si è ripulito mani, gambe, piedi e capelli con l'acqua di una fontana. Il copione è sempre lo stesso, la messa in scena identica. Il gruppetto arriva la mattina verso le 10, in abiti normali. Il trio si rifugia dietro alcuni arbusti nell'area verde con pista per pattinaggio a rotelle fra viale Kant e Nomentana. Si spogliano e, se si lasciano i pantaloni, questi vengono arrotolati sopra le ginocchia. Indossano larghi, sporchi e sbrindellati cappotti che in parte lasciano scoperte le gambe. Mani, piedi, polpacci, viso e capelli vengono sporcati con la terra. «Il Nero» si mette allo sbocco di viale Kant sulla Nomentana. «Chiomalunga» sta su quest'ultima strada, nella corsia di chi giunge da piazza Sempione. «Il Grigio» su via Graf. Continuano per circa tre ore, c'è persino chi dall'auto allunga una banconota da 5 euro, o lascia loro una banana, o altro da mangiare. D'altra parte, a vederli fanno pietà. Verso l'una fanno una pausa pranzo nella parte più lontana del parco vicino alla «base», dove hanno lasciato i borsoni con i vestiti puliti. Mangiano qualcosa, una bella bevuta, fumano e si stendono sull'erba per un sano riposino. Dopo ricominciano e vanno avanti fino alle 18 o poco oltre. A conclusione della giornata, chiacchiere e un'altra bevuta, altre sigarette, il tutto seguito da uno strano scambio: l'incontro con altri individui, sempre gli stessi, vestiti normalmente, piuttosto giovani. A questi i falsi mendicanti fanno vedere degli oggetti, anche orologi, che tirano fuori da tasche sepolte sotto i cappotti. Ne parlano a lungo, li esaminano. Prima di andare via, i professionisti dell'accattonaggio fanno anche qualche telefonata con il cellulare. Alla fine occorre una bella lavata al «nasone» lì vicino per togliere la terra che si sono applicati la mattina. Una pulizia minuziosa per togliere ogni traccia di sporco anche fra le dita dei piedi mentre gli automobilisti e i passanti osservano incuriositi questo lavacro. Un veloce cambio d'abiti sotto gli arbusti, i cappotti finiscono in borsoni e zaini. Spuntano fuori in tuta, giacconi e pantaloni, berretti con visiera calata sugli occhi, di corsa verso l'autobus 341 per la metropolitana linea B a Ponte Mammolo. Una sana giornata di lavoro. Guadagni esentasse e romani gabbati su tutta la linea.

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