Tutti ai piedi del Colosseo
L'anfiteatro soffre di reumatismi
{{IMG_SX}}Verrebbe quasi da dire: «Giù le mani dal Colosseo». Con i suoi 1938 anni l'Anfiteatro Flavio è stato il «cuore» della Roma panem et circenses. E tra fiere e balocchi gli antichi romani saldavano i conti. Politici ed economici. Così, a quasi duemila anni di distanza è ancora il monumento più famoso al mondo, simbolo della Città Eterna al centro di quella che si prospetta una vera e propria diaspora tra poteri. Solo così si comprende come mai la caduta di tre frammenti di malta dalla galleria dell'ambulacro centrale dell'Anfiteatro Flavio, stiano causando polemiche, proposte e, probabilmente, un regolamento di conti all'interno delle sovrintendenze ai Beni culturali. Ma andiamo per gradi. Ieri il sottosegretario Francesco Giro, dopo aver effettuato un sopralluogo con il direttore tecnico del Colosseo, Meo Grossi ha parlato del presente (il bando di gara di evidenza pubblica per le sponsorizzazioni - che sarebbero già 10 - e della cordata italiana per il maxi restauro da 23 milioni di euro), e soprattutto del prossimo futuro. «Sarò irremovibile - dice Giro - mai più concerti di fine anno al Colosseo: la responsabilità se la prendano altri. Per me quello di Venditti è stato l'ultimo. Non voglio strumentalizzare il distacco di malta dell'altro giorno, che è stato tra l'altro un fatto grave, ma i concerti non servono al Colosseo. Sono anzi gli artisti a usarlo, ma il monumento va usato piuttosto per l'immagine di Roma. Il Colosseo - ha proseguito Giro - non va ne violentato ne abusato: le vibrazioni acustiche fanno male ai monumenti, abbiamo delle centraline che registrano i dati. Se me lo proporranno ancora, io dirò di no, e il ministro Bondi è d'accordo con me, è sensibile su questo tema. Io avevo proposto zone meno problematiche, come ad esempio il Circo Massimo. Sono poi da rivedere alcune manifestazioni dell'Estate romana a ridosso di aree archeologiche». Non solo concerti però. Anche perché il vero problema del Colosseo è semmai lo smog. Ecco allora che Giro parla del traffico e di un'ipotetica nuova viabilità: «La chiusura completa o una sua riduzione, magari un solo senso di marcia su via dei Fori Imperiali - spiega il sottosegretario - naturalmente stiamo studiando anche i percorsi alternativi». Sulla vicenda non è proprio d'accordo il vicesindaco con delega al Turismo, Mauro Cutrufo. «Chiudere al traffico? Va bene, ma poi cosa facciamo un sottopasso? - chiede Cutrufo - Chiudere completamente l'accesso ai Fori Imperiali non è assolutamente una soluzione percorribile. Si può aprire un confronto sulla riduzione della carreggiata e pensare, ad esempio, a rimettere il tram che oggi gira su via Labicana. Altri progetti, francamente, non mi risultano. Mentre, per quanto riguarda i concerti, oltre a ricordare lo straordinario successo di Andrea Bocelli per l'Abruzzo, il palco per gli spettacoli, che si riducono poi a uno all'anno, viene posto sempre a protezione del monumento e alla distanza di legge di 200 metri. Non credo proprio sia una questione di decibel». L'occupazione pubblica intorno al Colosseo, ricordiamo, è di competenza comunale. Il ministero potrebbe dunque vietare i concerti nell'area esterna solo attraverso un decreto che estenda l'area di «rispetto». Ma non è finita qui. A parlare anche la Confederazione italiana archeologi che chiede «di chiarire la natura dell'intervento degli sponsor affinché non si riduca solo a un'occasione speculativa e quale sia, a questo punto, la necessità del commissario Cecchi». Le dichiarazioni di «guerra» sono state annunciate. La parola ora passa alle carte.