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I tanti «no» di Italia Nostra che bloccano il futuro di Roma

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Ponti,strade, metropolitane, case, parcheggi feste. Sono le associazioni «ambientaliste» o pseudo tali che vivono di «assalti» a progetti, idee, sviluppo di qualsiasi genere. Tra le più attive in tal senso sicuramente Italia Nostra, presieduta da Carlo Ripa di Meana, che proprio ieri ha indetto una conferenza stampa per bocciare di sana piana l'intera politica urbanistica della Capitale. «No al Prg, no alla Formula 1, no all'abbattimento delle Torri dell'Eur, no ai grattacieli, no alle archistar». Una linea vecchia e antiquata, quella adottata da Italia Nostra che negli ultimi venti anni si è opposta a tutto. Dal sottopasso di Castel Sant'Angelo al parcheggio del Gianicolo, dalla realizzazione della linea C della metropolitana al parcheggio del Pincio. Fondamentalisti del «no» anche su progetti minori, come ad esempio l'estenuante e paradossale difesa di quel «museo internazionale del cinema e dello spettacolo» in via Portuense che di museo aveva solo un'insegna quasi illegibile dall'usura. Paladini di una parziale memoria storica e fautori di una città ottocentesca, cavalcano progetti impossibili, come ad esempio il recupero dell'antico Porto di Ripetta, baluardo di Italia Nostra: un sogno destinato a rimanere nel cassetto, dove del resto giace da almeno un decennio, per costi, conseguenze (si dovrebbe abbattere Ponte Cavour) e opportunità. Viene da chiedersi dov'erano i crociati dell'ambiente, della storia e dell'architettura quando sorgevano le baracche sul Tevere, quando crollavano i pezzi delle Mura Aureliane, del Palatino, della Domus Aurea? E quali proposte per fare di Roma una città grande non solo per il suo passato ma anche per il futuro? Sus. Nov.

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