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Friederich attende un altro processo

Friederich Vernarelli con il padre

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«Non è giusto che io paghi per qualcosa che non ho fatto». È sconfortato, ma allo stesso tempo convinto che riuscirà a dimostrare la sua totale estraneità alla pesante accusa di aver ucciso due ragazze con la sua auto. «Confido in una assoluzione in appello, ho ancora fiducia nella giustizia». Friedrich Vernarelli, che ieri ha saputo della sentenza di condanna quando si trovava già in casa, parla a distanza di poche ore dal verdetto di condanna. «Anche i testimoni in aula hanno detto che non ero al volante della Mercedes al momento dell'incidente». Una versione che però non è bastata al giudice per emettere una sentenza di assoluzione. «Non c'erano le prove per condannare il mio cliente - ha detto il difensore di Vernarelli, l'avvocato Giovanni Marcellitti - appena leggeremo le motivazioni della sentenza ricorreremo in appello». Di diversa opinione, invece, l'avvocato che rappresenta i parenti delle vittime, il penalista Boiano: «Siamo molto felici per la decisione del giudice, nessuno restituirà mai le due ragazze ai genitori, ma almeno adesso sanno chi è stato a togliere loro la vita». Nel corso dei primi interrogatori, comunque, Vernarelli affermò di essere scappato perché preso dal panico dopo aver sentito un grande botto e aver capito di aver fatto qualcosa di grave. Versione poi modificata durante le indagini preliminari. Per l'accusa è di fondamentale importanza, oltre alle dichiarazioni rese dall'imputato nell'immediatezza dei fatti, la testimonianza di un automobilista che vide Vernarelli sulla Mercedes due semafori prima del tragico impatto. «Non c'erano altre persone a bordo - ha ricordato il pm in aula - il teste parlò soltanto di un soggetto che guidava dalla fisionomia perfettamente compatibile con quella dell'imputato». C'è poi la testimonianza di un carabiniere che, giunto un attimo dopo il duplice investimento, notò un giovane di corporatura non robusta, fuori da un'auto di cui annotò la targa. Quel tipo fu riconosciuto in aula nell'imputato Vernarelli che, secondo la ricostruzione del militare, salì sulla Mercedes e fuggì. Ottocento metri dopo, però, quella stessa macchina concluse la sua corsa contro alcune vetture parcheggiate: al volante, stordito, c'era Vernarelli, che ai vigili disse subito: Ho fatto una cazzata». Il padre di Friederich, Roberto Vernarelli, sostiene che dopo l'incidente i due ungheresi che sarebbero stati in auto con il figlio, si sono allontanati lasciandolo da solo. E che uno dei due sarebbe stato al volante. Nel corso del processo, è stato ascoltato anche Manuel Ruiz, un turista statunitense che quella notte assistette all'incidente. Ha detto di non riconoscere in Vernarelli l'uomo che scese dall'auto.

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