Deficit e pronto soccorso al collasso Riforma totale e un nuovo piano
Il caos al pronto soccorso del San Camillo è solo la punta di un iceberg. L'ultimo esempio di un servizio sanitario ormai al collasso che necessita di una riforma radicale. «Il problema dei pronto soccorso non può essere risolto senza una generale riorganizzazione - dice Tommaso Ausili, segretario Cisl Lazio - I codici bianchi sono circa l'8,5%, a fronte del 71,9% di codici verdi. Finora non è stato messo a punto un sistema per assistere e garantire le prestazioni ai codici bianchi fuori dall'area dell'emergenza. Le Osservazioni brevi intensive, previste nel 2008 e che dovrebbero garantire assistenza senza ricovero, in molti ospedali non sono ancora state organizzate, come ad esempio proprio al San Camillo. Il 30% delle prestazioni di pronto soccorso riguarda la diagnostica e la laboratoristica: a ogni visita corrisponde un esame. Le reti di emergenza e urgenza esistono solo sulla carta». Morale: il sistema è da riorganizzare. Secondo Ausili, tra le varie criticità da risolvere ci sono «l'assenza dei presidi territoriali di prossimità, il rafforzamento della medicina generale attraveso la creazione di unità territoriali di assistenza primaria e la carenza di personale dovuta al blocco del turn over. Va rivisto inoltre il ruolo dei Dea di secondo livello e il numero dei posti letto». Per il senatore Pdl Domenico Gramazio «è necessario mettere in rete non solo il sistema delle emergenze, ma anche l'occupazione dei posti letto che deriva dai pronto soccorso e dai Dea. La Polverini dovrà coordinare e predisporre gli interventi d'emergenza. Spesso codici bianchi e verdi raggiungono impropriamente i Dea. Bisogna coinvolgere di più i medici di famiglia e gli ambulatori territoriali per evitare ricoveri impropri». Senza riforme strutturali il servizio sanitario regionale è un sistema che produce deficit. La Regione è impegnata fino al 2037 con rate annuali da 310 milioni per il pagamento di oltre nove miliardi di debiti e il disavanzo è oggi stimato in 6,7 miliardi di euro. Dal 2006 al 2009 il deficit è stato coperto con l'aumento delle aliquote Irpef e Irap, per un totale, di 3,6 miliardi, 2 a carico delle imprese e 1,6 dei cittadini, in aggiunta a risorse statali per 3,4 miliardi. Per porvi rimedio, la neogovernatirce Renata Polverini sta per varare la propria rivoluzione. Il commissariamento delle Asl e delle aziende ospedaliere è prossimo: da ambienti regionali trapela che i primi commissari possano inziare a insediarsi già dal 15 maggio. Il piano è chiaro: sostituire i dg nominati dalla giunta Marrazzo per accelerare l'applicazione del nuovo piano di rientro che verrà presentato al governo e poi procedere con la riduzione delle Asl. Per il 15 maggio, inoltre, dovrebbero essere stati nominati anche i nuovi direttori della Direzione risorse umane e finanziarie del servizio sanitario regionale e della Direzione programmazione sanitaria. In pole position per sostituire Artico e Crippa ci sarebbero Ridolfi e Urbani, due dei quattro saggi, entrambi di area An, che hanno redatto il programma sanitario della Polverini. La governance invece dovrebbe toccare a un uomo dell'ex Fi, anche se non è ancora chiaro quando verrà costituita. Intanto, la Polverini ha incontrato i rappresentanti della sanità privata. Accompagnata proprio dal suo «consigliere» Urbani, dal subcommissario Morlacco e dal responsabile del Dipartimento economico e occupazionale Guido Magrini, la governatrice ha annunciato un taglio del 2% delle prestazioni diagostiche. Non è stato specificato tuttavia se tali tagli si vadano ad aggiungere o inglobino quelli già previsti dai decreti dell'ex commissario Guzzanti. «Sarà un altro anno di transizione», ha annunciato Morlacco, ribadendo l'intenzione di istituire tavoli tecnici con Asp-Laziosanità. La notizia è stata accolta con freddezza dagli operatori privati che temono che «transizione» faccia rima con «immobilismo». «Su autorizzazioni e accreditamenti non abbiamo ricevuto risposte - fanno sapere alcuni rappresentanti presenti alla riunione - Andremo avanti ancora con l'autocertificazione? Inoltre, ci sembri manchi una regia politica: dov'è il resto della squadra che ha redatto il piano sanitario della Polverini? Perché non è stata convocata? E il ruolo di Morlacco? Inoltre non s'è parlato né di Rsa né di territorio». Insomma, i fronti aperti nella sanità regionale restano tanti.