Non trattare i residenti come cavie
Paracadutatiin una struttura che non comprendevano, sfrattati dalle mille periferie, hanno lottato per le cose più elementari: la fermata dell'autobus, i citofoni, la farmacia. Le mamme hanno lottato contro l'eroina presidiando a turno i luoghi di spaccio. C'è chi è andato via, vendendo, illegalmente, la casa assegnata o occupata, per un pugno di milioni». L'autore di Corviale, Mario Fiorentino, emulo del suo maestro Mario Ridolfi, con grande orgoglio auto-celebrativo tipico dei modernisti, disse: «ci sono due modi di fare Architettura... o forse ce n'è solo uno... c'è quello semplice e pacato dell'utilizzazione degli schemi super testati che l'edilizia pubblica in Italia - e non considero solo quella romana - ha più o meno accettato. E poi c'è quello sperimentale, che è il metodo a cui l'esperienza di Corviale appartiene. Io ricorderò sempre come Ridolfi, che è stato il mio vero maestro, sempre mi diceva: «Quando progetti per un cliente (e l'edilizia pubblica è un cliente come un qualsiasi altro privato), senza rivelarglielo tu devi sempre sperimentare» perché, in effetti, queste sono esattamente le opportunità nelle quali gli esperimenti possono essere fatti!» Demolire Corviale è un atto insieme economico e morale, affinché non si ripeta mai più l'errore di testare su cavie umane la follia modernista teorizzata da Le Corbusier e successori. Il fallimento di simili esperimenti non è dovuto all'Italia «perché ci sono gli italiani e la mafia», come ha affermato Gregotti per giustificare il fallimento dello Zen di Palermo, ma all'ideologia. Ettore M. Mazzola *Docente di Archiettura presso la Notredame University (Illinois) e la Miami University