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Il problema di Corviale non è urbanistico, ma sociale.

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Neè convinto Mario Di Carlo, consigliere regionale del Partito democratico ed ex assessore alla Casa. È favorevole all'abbattimento di Corviale? «Sono d'accordo nel merito, ma non nel metodo. Il problema a Corviale non è costituito dalle mura, cioè dal Serpentone. Non è quello a determinare il degrado sociale. Il problema è invece sociale a mio avviso». Si spieghi meglio «A Corviale esistono gli stessi problemi che ci sono a Tor Bella Monaca o al Laurentino 38. Le situazioni sono del tutto simili e dipendono dalla concentrazione in un unico quartiere di gente socialmente svantaggiata. È questo a creare degrado sociale». E qual è la soluzione, secondo lei? «Copiare il modello parigino e rimodulare i criteri di assegnazione delle abitazioni in modo da mixare lo stato sociale degli abitanti. Cinquantacinque anni fa la Garbatella era un inferno, oggi invece è un quartiere modello. E questo è stato possibile perché si è creato un mix sociale tra soggetti svantaggiati e cittadini benestanti. Come è stato fatto a Parigi. Insomma, a Corviale siamo davanti a una questione sociale». Quindi niente abbattimento? «Costerebbe troppo, per prima cosa. Bisognerebbe costruire oltre 1.300 abitazioni. Senza contare i tempi: nel frattempo le persone che abitano nel Serpentone dove le mettiamo? Serve una soluzione alternativa». Per esempio? «Quand'ero assessore avevo un progetto: assegnare alla Regione un diritto di prelazione in seconda istanza per acquisire le case degli enti e affittarle a un canone agevolato pari al venti per cento del reddito familiare. Ciò consentirebbe di creare nei vari quartieri quel mix sociale degli abitanti che assicurerebbe vivibilità evitando la formazione di zone ad alto degrado sociale».Dan. Dim.

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