Da Corviale la sfida alle nuove periferie
Gentile direttore, sul Tempo di venerdì scorso, ho letto con piacere l’articolo di Ettore M. Mazzola su Corviale: i punti di convergenza con la mia idea di riscatto delle periferie sono davvero molti. Parlo di idea e non di progetto, per un semplice motivo: sono in Regione sono in Regione da pochissimi giorni e devo ancora comprendere fin dove arrivano le competenze dell'Assessorato e se consentono di poter realizzare davvero il sogno di dare ai cittadini oggi stipati nel "serpentone" di Corviale un'abitazione degna di questo nome, in un contesto vivibile, in una vera e propria città, dotata di servizi, di asili, di centri sportivi, di luoghi di aggregazione. Il "mostro" di Corviale, infatti, è il simbolo delle periferie degradate, di quelle periferie che sono luogo di emarginazione e di solitudine. E noi vogliamo abbattere non solo una costruzione orrenda, figlia di un'urbanistica d'importazione, che non ci appartiene, ma anche l'idea di periferia che Corviale rappresenta, per avviare il rilancio urbanistico e sociale di Roma e per dare al cittadino una speranza: la Pubblica amministrazione non sempre è nemica. Si tratta di un percorso più che difficile, ma ritengo che compito di un amministratore, che vuol fare il proprio dovere, debba essere quello di raccogliere anche le sfide più complesse, se è in gioco, come in questo caso, il futuro stesso di tanti cittadini. Questo è il nostro obiettivo e, ovviamente, sappiamo che non possiamo raggiungerlo da un giorno all'altro, ma mi convinco sempre più che quello che ci siamo posti non è un traguardo impossibile. La tipologia delle abitazioni di Corviale, peraltro, può consentirci di andare per gradi e questo è un altro punto a favore della nostra idea. Importante è che il percorso sia chiaro per tutti. Per quel che mi riguarda, ho portato avanti per anni battaglie affinché il riscatto delle periferie non resti solo una bella intenzione. Oggi ho la possibilità di vedere le mie parole prendere forma, assumere concretezza e, per questo, ho fatto tirare fuori dai cassetti tutti i vecchi studi che riguardano Corviale e che finora, per incomprensibili motivi, nessuno ha reso noti. La nostra intenzione è quella di far sì che sulle ceneri di un esempio negativo possa nascere un simbolo positivo per tutta la città di Roma: non più la periferia abbandonata al suo destino, con cittadini soli e preda della criminalità, ma una periferia trasformata in città viva, ricca di luoghi di aggregazione e di servizi. Questa è la nostra sfida, che va portata avanti tenendo alta la guardia, affinché sull'emarginazione non ci sia speculazione. E, allora, per Corviale penso di coinvolgere le Facoltà di ingegneria e di architettura, gli Ordini degli Archittetti e degli Ingegneri e, soprattutto, sto pensando a un Concorso internazionale di idee. Credo, poi, che per raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti la stampa possa svolgere un ruolo fondamentale, perché serve una diversa presa di coscienza culturale: la casa di edilizia residenziale pubblica non dev'essere sinonimo di casa brutta e invivibile. Vogliamo far rinascere Roma, vogliamo veder pulsare la vita anche laddove non c'è mai stata. E vogliamo farlo nella più assoluta trasparenza, nel segno della buona amministrazione: quella che guarda all'esclusivo interesse del cittadino.