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A Tivoli si litiga e la giunta non c'è

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AntonioSbraga Fumata grigia al Consiglio comunale di Tivoli. La prima seduta della nuova assemblea consiliare ieri si è chiusa con un nulla di fatto: rinviata a data da destinarsi sia l'elezione del nuovo presidente che la nomina della giunta Gallotti. È stata convalidata solo l'elezione dei consiglieri e del sindaco con due delibere passate con voto bipartisan. Ma l'unanimità è arrivata solo dopo le prime schermaglie procedurali fra la maggioranza di centrodestra e la minoranza di centrosinistra, passate poi anche sul piano politico al momento della votazione del nuovo presidente del Consiglio comunale. «Siccome l'accordo sul nome del presidente lo abbiamo raggiunto solo ieri, propongo un rinvio - ha detto il sindaco Gallotti - per sottoporla prima al vaglio della minoranza». Ma il centrosinistra ha chiesto il voto immediato: «Se avevate un nome potevate proporcelo anche mezz'ora prima del Consiglio - ha replicato l'ex sindaco, Giuseppe Baisi (Pd)- non accettiamo prese in giro: voi non avete raggiunto l'accordo politico su tutto», alludendo all'annunciata presentazione della nuova giunta. «Ma la giunta si presenta insieme alle linee programmatiche, che non erano all'ordine del giorno di oggi», ha replicato alla fine dei lavori il consigliere Marco Innocenzi (Pdl). Ma sono ancora in corso le trattative, come ammette il consigliere più votato, Massimo Messale: «Sì, servono ancora alcune limature, anche se l'accordo quadro c'è e prevede quattro assessorati al Pdl, due all'Udc, uno alla civica Amore per Tivoli ed uno nella disponibilità del sindaco». «Gli assessorati sono otto e i consiglieri 18, non possiamo coinvolgere tutti», sospira il sindaco Sandro Gallotti alla fine del Consiglio. L'imprenditore 63enne tornato alla guida della città dodici anni dopo il suo primo mandato preferirebbe scegliere i nuovi assessori «direttamente fra gli eletti in Consiglio, perché credo che rappresenterebbe una maggiore assunzione di responsabilità di chi ha avuto il mandato popolare. Certo - commenta Gallotti - dovrebbero dimettersi dal Consiglio, ma darei ampie garanzie a tutti loro, compresa la Destra che è rimasta fuori. Vedremo in ogni caso di fare presto, perché Tivoli ha bisogno urgente di riattivare la macchina amministrativa rimasta ferma in questi ultimi due anni. Anche perché c'è un bilancio gravato dagli effetti dei contratti derivati: ce ne sono due da 41 milioni di euro in scadenza nel 2025 che, solo per quest'anno, ci faranno perdere circa un milione di euro». Cifre contestate dal centrosinistra, che però con l'ex sindaco Marco Vincenzi ha promesso «un'opposizione negli interessi della città».

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