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Le mani della Camorra sull'usura

Banconote (Foto Gmt)

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C'era una volta Proietti er cravattaro, reso celebre da una canzone interpretata da «I Vianella» negli Anni '70. Roma è sempre stata la Capitale dell'usura. Ma gli strozzini erano un'«azienda familiare», erano i vicini di casa, i ricchi accumulatori della borgata. Le cose sono cambiate. Gli usurai non sono più romani e rappresentano uno degli anelli vitali delle organizzazioni mafiose, Camorra in testa. «Negli ultimi anni in questa città sono venuti a galla reati di usura con connotazione mafiosa», ha detto ieri il presidente della Federazione antiracket Tano Grasso durante un incontro in Campidoglio alla presenza, tra gli altri, del Sindaco Gianni Alemanno e del sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano.   Un incontro parallelo si è svolto invece a Palazzo Valentini con il presidente Nicola Zingaretti e l'assessore alla Tutela dei consumatori Serena Visintin. Che è successo negli ultimi anni nella nostra metropoli? Due cose, sostanzialmente. La prima è l'aumento del ricorso agli strozzini causato dalla crisi internazionale. La seconda, l'ingresso in scena delle mafie. «Nel 2009 è esplosa la crisi che ha esposto maggiormente certe fasce sociali al ricatto dei poteri criminali», ha osservato Zingaretti. E, infatti, rispetto al 2008 i contatti con il numero verde antiusura della Provincia (tel. 800.93.93.96) sono aumentati del 23 per cento. La maggior parte riguarda il sovraindebitamento (78%), l'usura (8,6%) e le esecuzioni immobiliari (7,6%). Inoltre, mentre cala il numero dei romani che chiama (del 14%), cresce quello dei residenti della provincia romana, sepcialmente dei Castelli (30,6%). Un'altra fonte è rappresentata dagli sportelli antiusura attivi sul territorio comunale e gestiti dai volontari della rete Agisa Onlus presieduta da Francesco Lucchino. Negli ultimi quattro anni, dal 2006 al 2009, gli ascolti sono saliti del 111,5% (da 365 a 772 casi). «Dobbiamo prestare molta attenzione a questo fenomeno e al rischio di infiltrazioni mafiose nella nostra città», ha detto Alemanno. Un rischio illustrato da Grasso: «Il legame tra usura e mafia a Roma è stato riscontrato anche attraverso l'individuazione di personaggi - ha spiegato - che geograficamente si sono spostati da Napoli a Roma per svolgere attività di tipo camorristico». In particolare, «la tendenza è quella di impadronirsi di aziende in crisi, ma pulite, per riciclare denaro ottenuto illecitamente». Una tendenza «pericolosa», perché in questo modo «si inquina il mercato e si rende difficile la vita delle imprese». E sul litorale non va meglio. «Anche ad Ostia - ha proseguito Grasso - abbiamo i primi segnali di una presenza non solo volta al riciclo del denaro, ma alla creazione di un presidio stabile, che fa intravedere il rischio di un vero e proprio controllo mafioso del territorio». Negli ultimi dodici mesi è cambiato anche l'utente-tipo che si rivolge agli sportelli antiusura. Nel 2008 era uomo, fra i 46 e i 65 anni, di discreta cultura, romano e sposato. Oggi le donne sono pari agli uomini, l'età è scesa dai 26 ai 45 anni, lo stato civile è single, spesso vive in provincia ed è uno studente o un precario. Che fare per combattere il fenomeno? Secondo Grasso, bisogna seguire l'esempio partenopeo e far nascere anche nella Capitale un gruppo che farà capo alla Prefettura e vedrà sedute allo stesso tavolo banche e associazioni di settore. La crisi, infatti, ha ricordato Mantovano, «ha determinato comportamenti automatici delle banche, che si irrigidiscono immotivatamente».  

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