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Perseguitati dall'autovelox

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Autovelox

Due rilevatori in un chilometro

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Da Fiumicino alla Valle dell'Aniene, la rabbia dei cittadini è la stessa. Sono migliaia e migliaia gli automobilisti stanchi di dover essere fotografati e multati solo per far fare cassa ai Comuni di residenza. A Fiumicino è stato presentato il secondo esposto alla Prefettura contro l'ecatombe-autovelox. Nella Valle dell'Aniene, invece, è stata rivolta al prefetto una petizione per mettere la parola fine al fiume di sanzioni amministrative. A Fiumicino, dopo l'istanza presentata contro l'impianto di via De Bernardi, ora arriva anche quella per i sensori posizionati sulla via Aurelia. A presentarla sarà a giorni l'avvocato Michele Piccari, rappresentante legale del «Comitato del Patto per Torrimpietra», costituitosi a inizio aprile per protestare contro le migliaia di multe piovute sugli automobilisti in transito sulla consolare romana. Denunce che si sommano alle migliaia di ricorsi giunti già sulle scrivanie dei giudici di pace e prossimamente in partenza per il Tar del Lazio. Insomma, una valanga di scartoffie che rischia di sommergere il Comune di Fiumicino, a cui comunque non mancheranno i fondi per trattare il «caso autovelox», visti i 18 milioni di euro che, secondo il bilancio di previsione, entreranno nelle casse di via Portuense, grazie proprio alle contestatissime contravvenzioni. Una media di un milione per ogni foto rilevatore installato sul territorio, visto che nel giro di un anno sono state 17 le postazioni accese a Fiumicino, molte delle quali doppie o triple per ognuna delle arterie: oltre alle già citate via Aurelia, nel quartiere Torrimpietra, e su via Mario De Bernardi, all'entrata dello scalo internazionale, ci sono quelli su via dell'Aeroporto e via della Scafa, in zona Isola Sacra, e su via Coccia di Morto, tra le località di Focene e Fregene. «Cifre incredibili - commenta stupito Marco Dominici, presidente del neonato comitato – Rifaranno le strade con i nostri soldi. Dovrebbero intitolarcele magari. Dopo l'esposto comunque non ci fermeremo e l'intenzione resta quella di fare ricorso anche al Tar. Abbiamo raccolto dettagliate documentazioni fotografiche e cartacee, poi sarà la Prefettura a giudicare se ci siano i presupposti per le indagini. La media delle velocità rilevate dall'apparecchio sull'Aurelia ad esempio, è di soli 59 chilometri orari (per un limite di 50, ndr.). La maggior parte delle multe poi è totalmente inutile come deterrente visto che la notifica, in quasi tutti i casi, è arrivata ai multati ben 140 giorni dopo la rilevazione dell'infrazione». Cinque mesi durante i quali l'infrazione ovviamente si è ripetuta per l'ignaro automobilista. Sugli altri «fronti» della titanica battaglia, che in futuro potrebbe anche trasformarsi in un'unica enorme «class action», c'è il gruppo seguito dall'avvocato Fabio Taglialatela, circa 800 cittadini multati tra via De Bernardi e via Aurelia, che continua a raccogliere nuovi ricorsi da presentare al giudice di pace di Fiumicino, che per ora ha rigettato gran parte delle istanze. Anche la Valle dell'Aniene, dunque, si è mobilitata contro «l'uso intensivo dei controlli elettronici di velocità», raccogliendo oltre duemila firme nel giugno scorso, quando in meno di 15 chilometri fra Tiburtina-Valeria e Sublacense le postazioni di autovelox erano salite a cinque. E la petizione, rivolta al prefetto Giuseppe Pecoraro, sortì il suo effetto, con l'apertura nel luglio scorso di un tavolo tecnico a palazzo Valentini. Dove furono convocati tutti i sindaci del comprensorio (invitati ad avviare «la sottrazione della gestione delle apparecchiature di misurazione della velocità alle società private»), insieme ai rappresentanti di Regione, Provincia, Comunità montana e forze dell'ordine per effettuare «una ricognizione dei dispositivi attualmente utilizzati per contestare l'eccesso di velocità al fine di verificare se essi siano ancora utili, ovvero se sia preferibile spostarli o sostituirli con altri strumenti ritenuti più idonei per la prevenzione degli incidenti». La «mappatura delle strade ritenute più pericolose» è servita alla Prefettura di Roma per «una integrazione della mappa di cui già dispone la polizia municipale con i dati sull'incidentalità forniti dai carabinieri e dalla polizia stradale, al fine di decidere quanti e quali autovelox dovranno essere collocati sul territorio della Provincia».

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