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Nel night della mafia cinese

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Era il night di lusso della mafia cinese a Roma. Le prostitute orientali provenivano da varie parti d'Italia, radunate ogni due settimane per il festino nel locale di Torre Angela, «Il Diamante», in via Castellana Grotte: fuori un capanonne, dentro un supernight, con ambienti privati e sale gioco. E pure i clienti: tutti ricchi imprenditori di Milano, Prato, Firenze e altri centri ancora. La scoperta è stata fatta dalla Squadra mobile di Vittorio Rizzi.  Due gli arrestati, il gestore e una donna. Il blitz l'altra notte degli uomini della sezione Criminalità straniera e prostituzione diretta da Maurilio Grasso. All'esterno del night Mercedes, Bmw, e altre vetture per chi non è un problema spendere. All'interno 17 belle dagli occhi a mandorla, una cinquantina di uomini e 15 ambienti con tutti i comfort: guardaroba, bagno, maxischermo e divanetto. E poi tanta droga: pasticche di ecstasy buttate a terra e bustine di un nuovo stupefacente per il quale ancora neppure sono stati messi a punto i reagenti chimici che cambiano colore quando vengono a contattatto col principio attivo. La droga sfugge pure all'olfatto dei cani. Si tratta dalla «kfen»: un inferno artificiale (c'è anche la potente ketamina) che ha la consistenza e il colore dello zucchero. Si inala o si discioglie nelle bavande. I cinesi usano la birra. Lo sballo della kfen è micidale, può sorprendere la persona anche a distanza di ore dall'assunzione, alternando lucidità e allucinazione, confondendo la realtà. Ogni ragazza aveva con sé la chiave di una stanza di un albergo a quattro stelle. Se il cliente voleva la prestazione sessuale, la prostituta sapeva dove andare. In hotel era a disposizione anche il cambio della biancheria intima. Insomma, chi andava al «Diamante» pagava una weekend a luci rosse tutto compreso, con l'organizzazione tipica di un viaggio turistico: dal divertimento nel night in stile cinese, con tutte le comodità e droga a volontà.

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