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Una cura contro le multe pazze

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Sit-in in Campidoglio

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Addio cartelle pazze. Basta a continue richieste di pagamento e a fermi amministrativi delle auto. In via Teulada, negli uffici del giudice di pace, è infatti iniziata una nuova epoca grazie a un sistema informatico in grado di mettere in contatto in tempo reale la magistratura, il Comune ed Equitalia Gerit. Un collegamento che agevolerà il lavoro di giudici, Campidoglio e società di riscossione dei tributi, ma soprattutto metterà la parola fine all'incubo dei cittadini che si vedono da anni recapitare a casa continue richieste di pagamento anche dopo aver saldato il solo debito oppure dopo aver vinto un ricorso amministrativo. Si tratta dunque di un vero e proprio passo avanti che è stato possibile grazie anche a Equitalia Gerit, che ha consegnato i primi 30 computer, dei 120 totali, stampanti, scanner e apparati di rete alle cancellerie dei giudici di via Teulada. «Il sistema serve per ottenere uno scambio di informazioni - spiega Equitalia Gerit - necessario per evitare cartelle di pagamento e procedure esecutive non dovute nei confronti di chi ha fatto ricorso al giudice di pace». Era tempo che i magistrati chiedevano un intervento per cercare di mettere più ordine nel mondo dei ricorsi amministrativi. La mancata conoscenza che c'è stata fino ad oggi tra giudici, Comune ed Equitalia ha mandato infatti in tilt le migliaia e migliaia di cittadini e gli stessi uffici di via Teulada. Se, ad esempio, il Comune non era a conoscenza del deposito di una sentenza o dell'esistenza di un ricorso contro un verbale, si rivolgeva alla Gerit che a quel punto inviava un sollecito di pagamento. Un iter che poteva terminare anche con un'ipoteca. Da ora in poi questo non dovrebbe più accadere, poiché il Campidoglio ed Equitalia saranno a conoscenza dell'attività che si svolge in via Teulada. E quindi ai cittadini non dovrebbero arrivare più cartelle pazze. «Siamo molto soddisfatti - ha dichiarato il segretario generale dei giudici di pace, Gabriele Longo - è un primo passo avanti. Ad oggi ci sono ricorsi, inviati per posta, fermi anche da due anni. Un altro problema che spero che venga risolto il prima possibile è quello dei lunghissimi tempi per pubblicare una sentenza, che può arrivare fino a un anno».

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