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"Ha l'ansia". Dimesso, muore d'infarto

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Una corsia di ospedale

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Un improvviso dolore al petto, il braccio sinistro addormentato: con questi sintomi, Massimo Veno, 42 anni, artigiano napoletano e residente in via Giuseppe Palombini, all'Aurelio, nel primo pomeriggio di lunedì è arrivato al pronto soccorso dell'Aurelia Hospital trasportato da un'ambulanza del 118 chiamata dai familiari. I sanitari del pronto soccorso gli hanno somministrato degli antidolorifici, gli hanno fatto un elettrocardiogramma e dopo gli accertamenti lo hanno dimesso con la diagnosi di «ansia reattiva» consigliandogli un antidolorifico e una dieta più controllata. Massimo Veno è tornato a casa accusando gli stessi sintomi. Ieri mattina, intorno a mezzogiorno, mentre la moglie era uscita per fare la spesa, è spirato sul divano di casa davanti al figlioletto Mattia. Solo l'autopsia, che sarà eseguita oggi, potrà spiegare le cause della sua morte. La famiglia ha presentato una denuncia contro ignoti. «Chiede che si accertino le cause delle dimissioni - dice il loro legale, Luisa Bontempi - Si sospetta una diagnosi errata». La moglie Alessandra è stata sentita ieri mattina dal pm Elisabetta Ceniccola che ha aperto un'inchiesta. I familiari di Massimo non si capacitano: «Lunedì sera avremmo dovuto portarlo in qualche altro ospedale - dice Fabrizio, un cugino - Ma lui voleva essere tranquillizzato. E il fatto che fosse stato dimesso gli aveva dato una certa tranquillità. Quando è tornato a casa, poi, ci siamo accorti che aveva ancora addosso le ventose dell'elettrocardiogramma e un ago nel braccio». Durante il ricovero era stato fatto presente che il 3 aprile scorso Massimo aveva visto morire la primogenita Alessia, 11 anni, stroncata dalla leucemia al Bambin Gesù «dove in tre anni le è stato fatto di tutto per salvarle la vita ma non c'è stato niente da fare». Sembra che per stemperare il forte stress e il dolore per una vicenda personale così atroce, gli sia stato consigliato pure di prendersi «un paio di mesi di vacanza» come ha sottolineato un altro parente. I sanitari dell'Aurelia Hospital che hanno verificato la cartella clinica hanno confermato che il paziente era stato visitato, sottoposto a una radiografia toracica, a diversi elettrocardiogrammi e a tutti gli esami clinici previsti dai protocolli cardiologici. E visto che non c'era nulla di anomalo è stato dimesso per ansia reattiva. È stato un aprile crudele per Alessandra, distrutta dal dolore. In pochi giorni ha perso la figlia e il marito. Solo la settimana scorsa era riuscita a trovare la forza di dire a Mattia che la sorellina non c'era più. Ora dovrà spiegargli che il papà è volato in cielo da lei.

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