Niente Dna per Bianchini
Da quando è stato arrestato ha sempre urlato la sua innocenza. Anche dopo l'esame del dna, Luca Bianchini ha continuato a sostenere che i risultati erano sbagliati e che lui non ha mai violentato alcuna donna. Lo ha ripetuto anche ieri in aula, tanto da chiedere alla Corte di eseguire nuovamente gli accertamenti biologici e verificare se i campioni di dna prelevati dalle vittime degli stupri appartenessero effettivamente a loro. Questa volta, però, i giudici della settima sezione del Tribunale, presieduti da Aldo Scivicco, hanno respinto la richiesta dell'avvocato di Bianchini, il penalista Bruno Andreozzi. Insomma, il presunto stupratore seriale dell'Ardeatina e della Bufalotta ha dovuto incassare un «no» secco da parte dei giudici, che tra meno di un mese andranno in camera di consiglio per emettere la sentenza. Ieri, infatti, la Corte ha dichiarato chiusa la fase dibattimentale e ha anche respinto la richiesta di ascoltare altri due testimoni. Il Tribunale ha, tuttavia, deciso di acquisire le cartelle cliniche di Bianchini relative ai ricoveri tra il 1996 e il 2007 avvenuti presso il Centro di igiene mentale, nonché la sentenza con cui l'imputato fu dichiarato non punibile nel 1997 al termine di un processo che lo vedeva accusato per un episodio di violenza sessuale. Gli avvocati di Bianchini, comunque (la prossima udienza è fissata per il 17 maggio), hanno annunciato che presenteranno una memoria difensiva nella quale affronteranno il «tema» del dna. Questo proprio dopo aver ricevuto un rifiuto alla richiesta di eseguire ulteriori esami biologici. «Il no al rinnovo parziale dell'esame - ha detto l'avvocato Giorgio Olmi - per noi è un grosso colpo all'accertamento della verità». Il ragioniere di 34 anni, ex coordinatore del Pd al quartiere Torrino, dal primo giorno ripete di essere estraneo alle accuse e sostiene che lui non ha mai violentato le donne nei garage dei due quartieri romani. La verità processuale, comuque, arriverà il prossimo 19 maggio.