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Le porte non si chiudono mai

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I vagoni dei treni coinvolti nell'incidente avvenuto in località La Celsa sulla linea ferroviaria locale Roma Viterbo

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Treni sporchi e con quel lieve ritardo che rende la vita del pendolare impossibile. Il problema principale è che i treni della ferrovia regionale Roma-Civitacastellana-Viterbo sono irrimediabilmente luridi e spesso subiscono ritardi seppur lievi ma che incidono sulla vita di chi si sposta per chilometri per raggiungere lavoro oo luogo di studio. È unanime il coro dei pendolari che ogni giorno utilizzano la tratta sulla quale stamattina, alla stazione La Celsa, i due convogli si sono tamponati. E oggi, al capolinea di Piazzale Flaminio, molti pendolari sono furibondi: «Sono rimasta bloccata a Saxa Rubra - spiega una donna - al lavoro sono arrivata alle 11. I treni? In linea di massima funzionano, ma basta una stupidaggine e si blocca tutto».  In particolare, a rallentare il servizio, sarebbero dei problemi alle porte dei vagoni, che in più di un'occasione non riescono a chiudersi completamente, spiegano gli utenti, costringendo il personale ad intervenire. Quello che però non va proprio giù della Roma-Viterbo è l'igiene: «Sono zozzi, luridi. Ma non li puliscono mai?». «Spendo 63 euro al mese di abbonamento - aggiunge un'altra passeggera - un pò di manutenzione delle carrozze ci starebbe bene». Inoltre, a quanto dicono i viaggiatori abituali, le vetture sarebbero sempre piene: «Devo stare sempre in piedi - dice un'altra donna - e poi è pieno di brutta gente». Nomadi, che «fanno chiasso, occupano tutti i posti con i loro bambini, danno fastidio». Parecchi, aggiunge Enrico, impiegato del Conservatorio di S.Cecilia, sono anche gli ubriachi: «Salgono sul treno già con la bottiglia di birra in mano e nessuno gli dice niente. Alle stazioni chi sta di sicurezza non gli dice mai nulla, stanno di lato a chiacchierare». Secondo l'uomo, che spiega di prendere il treno solitamente di pomeriggio, quando è semivuoto, ma di trovare posto a sedere con difficoltà la sera alle 20, all'interno dei vagoni «sarebbe una vera processione di mendicanti, suonatori ambulanti e simili», anche se, ammette, «a me che cammino con il bastone sono soprattutto gli stranieri a cedermi il posto».

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