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Saranno pure 70 e non 200.

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Fattosta che questa storia dei biglietti gratis per la mostra di Caravaggio fa fare una pessima figura all'Amministrazione. Una figuraccia che ci si poteva risparmiare. E l'assunzione di responsabilità di Croppi non salva il presidente del Consiglio Pomarici dalla richiesta di dimissioni avanzata dalla consigliera di Sinistra e Libertà, Maria Gemma Azuni. Ma è il tutti contro tutti a rendere il maldestro tentativo di entrare gratis alle Scuderie del Quirinale, una barzelletta. Andiamo per ordine. Ad aprire le danze è il pidiellino Pomarici che si difende prima della lapidazione: «Non erano 200. Ne ho chiesti solo 70. 20 e poi 50 per tutti i consiglieri come da accordi con Croppi. È la prima volta che lo faccio in due anni». Più che una smentita un'ammissione di colpevolezza. Il giorno dopo è fuoco incrociato. Pomarici sembra il canarino di Fantozzi in mezzo a un esercito di cacciatori domenicali. Il grido di battaglia dell'Aula è uno solo: «Non siamo scrocconi! Ma chi te li ha mai chiesti!». Il fuoco è nemico, naturalmente, ma pure amico. Sette consiglieri di maggioranza insorgono: «Siamo esterrefatti dalla replica di Pomarici». Ieri l'ultimo atto, con la richiesta di dimissioni della Azuni. A quel punto aennini e pidiellini si compattano: sia fatta chiarezza. Il «mea culpa» tocca con tre giorni di ritardo al finiano Croppi. Nel frattempo Pomarici è stato ricoperto di sassi. Ma i tiratori sono davvero tutti senza peccato?

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