Omicidio Reggiani Ergastolo per Mailat
Ergastolo per l'assassino di Giovanna Reggiani. Il romeno che ha violentato e ammazzato la donna a Tor di Quinto deve restare tutta la vita dietro le sbarre. Lo ha deciso ieri sera la Cassazione, che ha respinto il ricorso di Nicolae Romulus Mailat, lo straniero che nell'ottobre del 2007 aggredì la donna, la trascinò nella vegetazione e la violentò. I Supremi Giudici hanno dunque confermato la sentenza d'appello che non aveva concesso le attenuanti per Nicolae Romulus Mailat. Anche il procuratore generale Vito D'Ambrosio aveva chiesto che il romeno scontasse tutta la vita dietro le sbarre per aver ammazzato la moglie dell'ammiraglio della Marina appena scesa dal treno. Il pg aveva qiundi chiesto di dichiarare inammissibile il ricorso presentato dalla difesa di Mailat contro la sentenza d'appello, condividendo «in toto» la decisione di non concedere alcuna attenuante all'imputato. Secondo l'accusa, Mailat, attualmente detenuto nel carcere di Pesaro, agì in maniera consapevole con una progressione criminale tesa all'eliminazione della vittima: prima, ricostruirono i pm, tramortì Giovanna Reggiani, 47enne, con un bastone, poi le strinse un laccio al collo. Il passo successivo, fermato dall'intervento della supertestimone Emilia Neamtu, sarebbe stato quello di far sparire il corpo. Il romeno era stato condannato in primo grado a 29 anni di reclusione. In appello, invece, all'ergastolo. Nelle motivazioni i giudici d'appello avevano stabilito che Nicolae Romulus Mailat aveva dei complici che lo aiutarono. E che andavano individuati. Per questo i giudici di secondo grado avevano inviato gli atti alla procura per completare le indagini «che non furono approfondite». Non solo: nelle motivazione della sentenza d'appello era stata sottolineata che la «fiera resistenza» opposta dalla signora Giovanna Reggiani al suo carnefice e assassino nel vano tentativo di scampare all'aggressione che ne causò la morte non poteva essere un'attenuante. Una vera e propria censura dell'operato dei giudici di primo grado (la III Corte di Assise) quella fatta dalla prima Corte di Assise d'appello che il 9 luglio scorso, riformando la sentenza di primo grado, aveva invece emesso l'ergastolo per il romeno. Le ventinove pagine delle motivazioni scritte dal presidente Antonio Cappiello avevano infatti ripercorso la vicenda processuale dell'omicidio Reggiani rispetto alle valutazioni espresse in primo grado. «La difesa è sempre pienamente legittima - aveva scritto il collegio di secondo grado - tanto che il legislatore ha previsto un'apposita esimente proprio in caso di resistenza, anche violenta, anche armata, per opporsi a una violenza ingiusta». E ancora: «Non si comprende il motivo per cui, nel caso di specie, la resistenza della vittima possa costituire un'attenuante per l'aggressore facendone scaturire l'omicidio. Mailat poteva benissimo desistere senza continuare a usare quella disumana violenza contro la signora Reggiani, seviziandola crudelmente, violenza che ne ha causato la morte». «La condanna di Mailat è basata sul verosimile - ha protestato il legale del romeno, l'avvocato Piero Piccinini - A tutt'oggi non so ancora quale sia la sua posizione visto che la condanna è frutto di un processo fatto male imbastito su presupposti che andavano verificati. Non si ha la minima idea di ciò che accadde quella notte, e questo emerge dalle carte». «Esprimo soddisfazione per la giusta la sentenza della Cassazione che ha condannato in via definitiva all'ergastolo Mailat, l'assassino della signora Reggini», è stato ilcommento del sindaco Gianni Alemano. «Non poteva esserci - prosegue - una pena inferiore per un delitto tanto terribile e abietto come l'abuso e l'omicidio».