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Banchetti di souvenir con borse finte Una moda che non viene sanzionata

Borse di marca finte sui banchetti di Roma

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Gucci, Prada, Vuitton, Jimmy Choo, Miu Miu. Centinaia di borse firmate. Apparentemente identiche alle originali. Ma false. Si trovano appese ai banchi che vendono souvenir. In pieno centro storico. Molte di queste bancarelle sono autorizzate. Ma la merce che vendono è contraffatta. I vigili urbani inseguono i vu' cumprà con i teloni sulle spalle. E ai banchisti con le borse false nessuno dice niente. Eppure, come recita l'articolo 474 del codice penale, «chi detiene o pone in vendita o mette altrimenti in circolazione opere dell'ingegno o prodotti industriali, con marchi o segni distintivi, nazionali o esteri, contraffatti o alterati, è punito con la reclusione fino a due anni». I venditori sono soprattutto indiani e pakistani. Come in piazza della Trinità dei Monti. Decine di borse sono appese ad una bancarella che vende anche magliette ricordo e foulard. Il prezzo base per una finta borsa Gucci è 35 euro. Ma basta mercanteggiare un po' e il costo scende drasticamente: 15 euro e la borsa è tua. La merce taroccata è esposta anche alla Fontana di Trevi. Ieri mattina in piazza c'erano due bancarelle che vendevano portafogli, borse e occhiali contraffatti. Stessa scena di piazza di Spagna: le signore si avvicinano e intavolano la trattativa. Cinque vigili sorvegliano la fontana. Le borse vengono vendute a prezzi stracciati. Ovviamente senza nessuno scontrino. È un costume diffuso nella Capitale. Molti di questi venditori sono in possesso di regolare autorizzazione. Ma i prodotti sono falsi. I vigili non intervengono. Come in via dei Baullari. Decine di borse sono esposte in bella vista. Sono griffate e costano pochi euro. Sull'altro lato della strada c'è un negozio regolare di borse e oggetti in pelle. «Io lavoro regolarmente e pago le tasse - si sfoga il titolare - Ho solo prodotti di qualità. E invece c'è chi fa il mio stesso lavoro con merce falsa e nessuno prende provvedimenti».

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