"Aiutiamo il marito di Tiziana"
Il velo da sposa sui capelli neri, il peluche preferito della primogenita Desiree che farà compagnia alla mamma insieme alla bambola della sorellina Aurora. E le scarpette di lana dei gemellini, Tiziana e Marco, nati mercoledì con parto cesareo a Villa Pia. I simboli della famiglia chiusi con lei, con Tiziana Tumminaro, moglie e madre. Tutto è compiuto. Ma che è finita davvero lo capisci solo davanti alla bara di legno chiaro della giovane di 35 anni, che lascia quattro figli, che il muratore Mario crescerà da solo. «Tiziana è stata come un fiore colto in fretta dal giardino, il suo seme ha dato il frutto dell'amore, per questo il sacrificio di una mamma deve continuare a tenere compatta la famiglia, ma bisogna aiutarli». È l'omelia di don Alberto Pacini, rettore della basilica di Sant'Anastasia al Palatino. Ieri ha celebrato i funerali di Tiziana Tumminaro, nella chiesa San Filippo Neri a Forte Boccea, la parrocchia di Tiziana quando era ragazza. La famiglia Tumminaro è andata a cercarlo a Sant'Anastasia perché don Currao, il parroco, doveva andare in Francia ma ha perso l'aereo è ha concelebrato la messa. Don Alberto invece è stato viceparroco 7 anni a San Filippo Neri. Conosce la famiglia di Tiziana, sa che dopo le lacrime verrà il momento più duro, quello in cui si resta da soli. Anche per questo ha scelto un passo del Vangelo di Giovanni per chiedere che la famiglia di Tiziana non sia lasciata sola, quello dove Cristo dalla Croce affida Maria al discepolo Giovanni «questa è tua madre»; e Giovanni alla madre «questo è tuo figlio». Serve solidarietà spiccia. «Chiunque può fare qualcosa lo faccia» chiede don Alberto. E il messaggio arriva anche al presidente del XVIII Municipio Daniele Giannini, presente con alcuni consiglieri e un assessore. «Dopo l'onda emotiva suscitata da una giovane vita spezzata deve scattare la solidarietà per questa famiglia, che l'amore di questa sposa teneva unita». Tutto è compiuto. Ti rendi conto che è finita davvero solo in chiesa, la stessa dove il 25 aprile il parroco don Nunzio Currao, cappellano del policlinico Gemelli, referente dei cappellani di ospedali e cliniche della zona ovest, e membro della consulta della Pastorale per la sanità, battezzerà i gemellini. Il muratore di 34 anni, uno in più della moglie, che chiamava affettuosamente «la mia vecchietta», trascina una sedia rossa dalla sacrestia per stare accanto alla sua Tiziana. Ha lo sguardo perso, non sembra più il ragazzo forte che 8 giorni fa, il mercoledì della tragedia aveva represso la rabbia. «Fosse per me ci penserei da solo - aveva detto a proposito dell'equipe che ha eseguito il duplice intervento cesareo e isterectomia - ma ho quattro bambini». Mario accarezza il legno come il viso della moglie. «Sono qui - sembra volergli dire - non ti lascio». Sulla navata sinistra c'è la famiglia di lei: il padre Angelo, muratore come il genero, la mamma Stefania, che ha solo 17 anni in più della figlia, volto impietrito senza più lacrime, vestita di nero, come dal giorno della tragedia e la sorella Francesca stretta al fidanzato. Sull'altro lato il padre di Mario, Marco Rosati, meccanico, la suocera Pina, che lavora in un'impresa di pulizia al commissariato Primavalle. Gli amici, i colleghi e la grande famiglia piena di fratelli, zii e cugini riempie la chiesa e il sagrato. Il carro funebre arriva poco dopo le 11. Tenta una marcia indietro e sbatte contro il cancello. «È un segno - dice una donna e fa venire i brividi - Tiziana non ci voleva entrare in chiesa così, voleva restare con la sua famiglia». La bara faticano a tirarla fuori. La folla si accalca, sono arrivati da Casalotti, via Clovio, via Andersen, via Casetta Mattei, ci sono anche i poliziotti di Primavalle, il commissariato dove lavora la suocera di Tiziana, Giuseppina, le colleghe dell'Inail di mamma Stefania, Cinzia Vivian e Daniela Alberti, commercianti e residenti della periferia di Roma che lavora e si dà da fare senza tanto fracasso.