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«Mi rivolgerò anche all'Onu»

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ChiaraLe Moglie Il sindaco di Ciampino ha inviato una lettera aperta all'Onu e ad Amnesty International per illustrare la grave situazione in cui si trova il campo nomadi «La Barbuta». La struttura, inserita dal Comune di Roma tra i tredici campi del «Piano nomadi», presenta oggettive carenze strutturali e logistiche. «Ho letto con attenzione - afferma il sindaco Walter Perandini - le dichiarazioni dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite, Navy Pillay, dopo la visita ad alcuni campi nomadi della Capitale, e ho provato rammarico nel leggere che la rappresentante Onu abbia pensato di trovarsi in uno dei paesi poveri del mondo, e ho condiviso la sua valutazione che trasferire i rom da campi abusivi a quelli cosiddetti ufficiali non sia la soluzione adeguata». Da anni infatti l'amministrazione di Ciampino si batte con le istituzioni capitoline e nazionali per far chiudere definitivamente «La Barbuta». La struttura, che nasce nel 1995 come campo «provvisorio», fino ad oggi non è stata mai regolarizzata tanto che una sentenza del Tar del Lazio ne ha evidenziato l'illegalità. «Mi chiedo - continua il primo cittadino di Ciampino - cosa avrebbe pensato Navy Pillay se avesse visitato anche il campo nomadi della "Barbuta", privo dei servizi essenziali, in area assolutamente insalubre e insicura, situato a poche decine di metri dalla pista dell'aeroporto, sotto il cono di volo, sopra una falda acquifera e accanto al Grande Raccordo Anulare». Del resto sono tante le iniziative che sono state intraprese dall'amministrazione comunale per denunciare le pessime condizioni igienico-sanitarie della struttura. Da ultimo, in vista di un suo futuro ampliamento, il sindaco di Ciampino ha richiesto al ministero degli Interni l'atto amministrativo con cui si sarebbe sanata la provvisorietà del campo e che avrebbe dovuto sancirne la regolarità. «Ad oggi - continua Walter Perandini - abbiamo appreso dai media che "La Barbuta" verrà sanato e ampliato, abbiamo appreso che ci sarebbe stata un'indagine archeologica, abbiamo visto e documentato i lavori in corso e nonostante ciò ci siamo visti negare i relativi atti amministrativi prima dal sindaco di Roma, che si è dichiarato non competente, poi dal Commissario straordinario, che ci ha comunicato la non esistenza dei documenti, e infine dal ministro degli Interni che ha pubblicato sul web il decreto di ripartizione dei fondi da destinare ai campi e che non ci ha risposto sulla richiesta degli atti. Tutto ciò – prosegue il sindaco – è inaccettabile in una nazione che si definisce civile e che si rispetti ed è per questo che, oltre ai Tribunali italiani, mi rivolgo alle realtà internazionali che hanno già verificato l'emergenza in atto e che potrebbero aiutarci a chiudere la struttura». Nel frattempo l'amministrazione comunale sta ultimando la preparazione di un dossier sul campo «La Barbuta» da inviare alle organizzazioni internazionali. L'indagine dovrà mostrare le condizioni di vita dei rom, lo stato della struttura, la pericolosità della sua ubicazione e il Piano di sanatoria del campo. «Invierò al più presto tutta la documentazione alle organizzazioni internazionali per metterli a conoscenza della situazione generale del campo, in modo da renderle partecipi di questa problematica e per sollecitare il loro aiuto nella nostra battaglia che da anni conduciamo sul territorio», ha concluso Walter Perandini.

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