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I medici potevano salvare Cucchi

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Stefano Cucchi poteva sopravvivere. Se i medici avessero compiuto i dovuti accertamenti sanitari il geometra di 31 anni oggi forse sarebbe ancora vivo. Il pool di medici legali dei magistrati, coordinati dal professor Paolo Arbarello, sono infatti convinti che tra le cause della morte del ragazzo ci siano le negligenze dei medici dell'ospedale Sandro Pertini, che non si sarebbero resi conto della gravità della situazione del malato. I consulenti dei pubblici ministeri Vincenzo Barba e Francesca Loy vanno anche oltre e sostengono che la vittima è morta sia per disidratazione, sia per una serie di omissioni dei sanitari del nosocomio di via dei Monti Tiburtini. Si tratta dei risultati che il professor Albarello ha esposto dopo aver depositato le conclusioni degli esami nelle mani dei magistrati che indagano sulla morte del ragazzo deceduto dopo una settimana dal suo arresto, avvenuto il 15 ottobre scorso. Nel fascicolo d'inchiesta risultano iscritti tre agenti della polizia penitenziaria e sei medici dell'ospedale Pertini: i primi per omicidio preterintenzionale, i secondi per il reato di omicidio colposo. Sulle scrivanie dei pm sono arrivate 145 pagine di consulenza, centinaia di fotografie e circa 14 mila radiografie compiute sul cadavere di Cucchi. Ecco le lesioni riscontrate dal pool di consulenti dei pm: «Una vertebrale a livello L3 - ha spiegato il professor Arbarello - risalente nel tempo e una a livello F4 recente. Lesioni recenti sono state evidenziate anche sul volto, su gambe e braccia, nulla legato invece a eventuali bruciature. Queste sono compatibili per aspetto morfologico, istologico e radiologico con una caduta podalica. Su ciò che abbia determinato questa caduta non spetta a noi determinarlo. Queste lesioni comunque sono del tutto indifferenti ai fini della morte». I consulenti hanno ripercorso anche la storia clinica del paziente, tanto che gli esperti hanno spiegato che sono stati individuati 17 accessi al pronto soccorso dal 2000, quasi tutti per «riferite cadute». Nel 2003 è stato fatto un esame lombosacrale da cui è emerso che non vi erano lesioni a livello L3. Per quanto concerne le visite mediche cui è stato sottoposto Cucchi dopo il suo arresto presso l'infermeria del carcere Regina Coeli e l'ospedale Fatebenefratelli, secondo gli esperti della procura «le indicazioni e i trattamenti svolti dai medici di queste strutture sono state corretti». «Occorre rilevare come la consulenza risenta anche del mancato esame di alcuni elementi processuali acquisiti al fascicolo del pm che dimostrano come le condizioni del paziente, solo poche ore prima del decesso, non fossero tali da destare allarme imminente». Così l'avvocato Gaetano Scalise, difensore di Aldo Fierro, responsabile del reparto penitenziario dell'ospedale Sandro Pertini, ha commentato l'esito della perizia sulla morte di Stefano Cucchi.

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