Il tesoretto nero del Lazio

Il buco nero dell'evasione fiscale nel Lazio è un vero e proprio tesoretto finanziario. L'Agenzia delle entrate nell'ultimo anno ha portato alla luce 5,8 miliardi di euro non dichiarati. Nel 2008 erano 3,7, il 50% in meno. Ma fino ad oggi solo un sesto, 978 milioni, sono già rientrati nelle casse dello Stato (nel 2008 erano stati 748). Di questa fetta di redditi sommersi l'80-85% proviene dalla Capitale. Alla cifra «monstre» di 5,8 miliardi si è arrivati in parte grazie ai controlli più mirati ma anche a causa dell'aumento dell'evasione stessa. Gli investigatori dell'Agenzia hanno incrociato i redditi dichiarati con il tenore di vita reale dei contribuenti. E sono saltate subito all'occhio persone che dichiaravano poche migliaia di euro e che allo stesso tempo avevano comprato ville al mare e in montagna, auto di lusso o erano iscritti a circoli esclusivi da quote d'oro. Gran parte del sommerso si annida, come sempre, nelle piccole imprese e nei lavori autonomi: sono 4,2 i miliardi di maggiore imposta accertata su 22.581 controlli. Non a caso, ben 5.600 contribuenti hanno avuto ricavi incompatibili con i parametri fissati dagli studi di settore che permettono di stimare il reddito presunto. In parole semplici, ad esempio, avrebbero dovuto guadagnare 10.000 e invece incassavano 30.000. Si tratta di artigiani, ristoratori, albergatori, negozianti e altri liberi professionisti. In media evadevano 15.500 euro a testa, il 92% in più rispetto al 2008 (al momento ne sono rientrati circa 5.500). Poi c'è tutto il sommerso del «terzo settore», il mondo delle onlus e delle organizzazioni no profit. «Associazioni solo apparentemente a scopo di lucro e che in realtà godono di benefici e agevolazioni fiscali senza averne il diritto - ha spiegato il direttore dell'Agenzia delle entrate del Lazio, Eduardo Ursilli - Basti pensare ai ristoranti che invece di emettere lo scontrino fiscale fanno sottoscrivere una tessera di associazione». Dei 5,8 miliardi accertati tra imposte dirette, Iva e Irap evase, ben 793 milioni provengono da quelli che in gergo sono chiamati i «grandi contribuenti». Si tratta in genere di grossi gruppi imprenditoriali, società finanziarie e banche con un volume di entrate superiore ai 100 milioni. Nel Lazio i contribuenti di questo tipo sono 395. Su 75 accertamenti è stato possibile recuperare 35 milioni (460 mila euro a testa). L'evasione è ancora un oceano di cui non si scorge il fondo. La lotta continua.