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"Salvatore Volponi sapeva dove si trovava via Poma"

Il pm Ilaria Calò

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Lui non c'era. Per la seconda volta ha dato forfait e ha presentato un certificato medico. Per una «depressione bipolare» che lo affligge da tempo. Ma il suo nome è risuonato più volte nell'aula-bunker di Rebibbia nel corso della sesta udienza del processo sull'omicidio di Simonetta Cesaroni. A citare Salvatore Volponi, già indagato e poi scagionato nell'ambito della ventennale inchiesta, è stato l'ex «tutor» della vittima Luciano Menicocci, che ancora lavora per l'Associazione alberghi della gioventù nella sede centrale di via Cavour. «Volponi venne in via Poma quando Simonetta fu assunta», ha detto ieri. Circostanza smentita dall'attuale segretario nazionale dell'Aiag. Anita Baldi, infatti, subito dopo ha precisato che quel giorno c'era solo l'altro datore di lavoro della ragazza, Ermanno Bizzocchi, ormai scomparso da qualche anno. Il pubblico ministero Ilaria Calò, tuttavia, su Volponi ha due certezze: sapeva dove era l'ufficio dell'allora capo dell'associazione, l'avvocato Caracciolo (in via Brofferio, vicinissimo al palazzo del delitto), e aveva il numero di telefono di via Poma. Ma allora perché, quando la sera del 7 agosto Paola Cesaroni glielo chiese, disse di non conoscere denominazione esatta della struttura, indirizzo e recapito telefonico? La risposta arriverà, forse, nel corso delle prossime «puntate» del dibattimento. La domanda «topica» al ragionier Menicocci viene fatta una prima volta da Lucio Molinaro, parte civile per la madre della vittima. «Come è stata assunta Simonetta?», chiede il penalista. «L'abbiamo incontrata io Volponi, Bizzocchi, Baldi e non ricordo se anche Caracciolo. O in via Poma o nello studio di Caracciolo», replica Menicocci. L'avvocato Federica Mondani, che assiste la sorella della ragazza uccisa, ribadirà l'interrogativo facendo riferimento a un verbale del marzo 2003: «Confermo quanto dichiarato. Vidi Simonetta con Volponi in via Poma». Ma il ragioniere si sbaglia. O, almeno, così è convinta Anita Baldi, ascoltata sempre ieri. «Quando ho conosciuto Simonetta - spiega l'attuale presidente dell'Aiag, che nel '90 era direttore amministrativo - c'erano soltanto Bizzocchi e Menicocci». A prescindere da questa testimonianza, comunque, il pm Calò ha la certezza che Volponi conoscesse il numero di telefono dell'Aiag di via Poma. E ha tutte le intenzioni di dimostrarlo nel corso del procedimento. Se così fosse, resta da capire perché la sera del delitto l'ex datore di lavoro della ragazza uccisa abbia detto a Paola Cesaroni di non sapere dove Simonetta stesse lavorando quel pomeriggio, facendo scoprire il cadavere con circa tre ore di ritardo. Volponi, negativo anche al Dna e che in aula potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere, aveva semplicemente dimenticato quell'informazione oppure voleva intenzionalmente rallentare le ricerche? E, in quest'ultimo caso, per quale motivo lo avrebbe fatto? Sempre ieri, sono emersi due dettagli significativi. Il primo consiste nel fatto che Menicocci ha raccontato di aver consigliato Simonetta di andare all'Aiag la mattina, quel maledetto martedì di due decenni fa. «Visto che ad agosto quella zona era un deserto - ha riferito - per non farla stare da sola le avevo detto di recarsi in via Poma tre ore durante la mattinata. Presumo che non l'abbia fatto...». Il secondo: non sembra che quel giorno la giovane contabile avesse molto da fare. Tutti i testi ascoltati finora hanno sottolineato che il lavoro di inserimento dati delle residenze Aiag, considerando anche che la vittima era «molto veloce» ed efficiente, avrebbe richiesto poco tempo, al massimo mezz'ora. E non sembra fosse indispensabile che quel lavoro fosse completato prima delle vacanze agostane. Insomma, Simonetta quel pomeriggio avrebbe anche potuto evitare di andare in Prati. E, in ogni caso, poteva andarci quando c'erano anche gli altri impiegati. «Chi decise che doveva farlo di pomeriggio, quando sarebbe stata sola?», chiede alla Baldi Paolo Loria, difensore di Raniero Busco. La donna, molto precisa nella sua ricostruzione dei fatti, non ha esitazioni: «Fu l'avvocato Caracciolo». Il prossimo appuntamento è per domani.

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