Rivolta degli esclusi. Polveriera Pdl
L'annuncio di Marco Visconti, consigliere capitolino Pdl ed escluso dalla corsa alle Regionali per la nota vicenda della mancata lista, di rimettere nelle mani del sindaco la delega all'Emergenza abitativa, è stato come far saltare il classico coperchio dalla pentola. Prime avvisaglie c'erano già state quando, all'indomani della vittoria della Polverini, incominciavano ad uscire i primi manifesti con il nome degli esclusi dalla lista Pdl e i voti ottenuti dai consiglieri «adottati». Una vera e propria «guerra» tra le diverse, e sempre più divise, anime del Pdl locale. Un partito che non c'è. La prova è scritta proprio in quei manifesti che, ben lontani dall'interesse pubblico, non fanno altro che sottolineare la «potenza» di singoli consiglieri o correnti rispetto ad altri. Così si spiega la guerra a suon di manifesti e di comunicati che indicano, e colpiscono, chi ha comunque perso la partita (e le dimissioni di Visconti ne rappresentano l'atto politico); chi spera di non perderla ulteriormente e chi, invece, punta al «rinforzino» per non lasciare dubbi sul posto in giunta probabilmente già assicurato. E in Campidoglio però non si resta a guardare. Ieri sette consiglieri Pdl, Aiuti, Angelini, Aurigemma, Fioretti, Quarzo, Todini e Vannini, hanno sferrato l'attacco. «Dopo la comparsa di manifesti nei quali si dava per scontata la nomina ad assessore di Cangemi, abbiamo chiesto più volte di essere ascoltati dal sindaco e dalla Reigone - riferiscono i sette - ci chiediamo quindi cosa avrà provato il vice coordinatore regionale Alfredo Pallone, che chiedeva condivisione e partecipazione per la definizione della giunta Polverini, nel leggersi su un manifesto a favore di una parte del partito romano insieme al coordinatore Gianni Sammarco. Molti consiglieri comunali hanno collaborato alla vittoria della Polverini. Non vogliamo dettare legge ma ci sono temi che vanno affrontati insieme». Puntuale la replica di Pallone: «Ogni volta che sono stato chiamato ho sempre risposto. I colleghi sanno che la mia porta è sempre aperta». Una porta, quella del partito che andrà varcata il prima possibile. A chiedere con forza un tavolo romano di confronto, il capogruppo Pdl in Campidoglio, Dario Rossin: «Stiamo assistendo da più parti a una fibrillazione intorno al Pdl, è dunque necessario cogliere subito il segnale e aprire subito un tavolo di confronto». Una linea, quella dettata di Rossin, subito colta dai consiglieri regionali Pdl uscenti (ed esclusi dalla corsa elettorale), Donato Robilotta, Luigi Celori, Erder Mazzocchi e Vincenzo Saraceni (ovvero chi, almeno ad oggi è fuori dalla giunta Polverini). «Lanciamo un appello ai dirigenti Pdl di tutti i livelli ad ascoltare il grido di allarme che viene non solo dai consiglieri regionali uscenti ma anche da numerosi consiglieri e dirigenti romani e di convocare gli organismi del partito. È del tutto evidente che c'è un malessere diffuso dovuto a una gestione autoreferenziale del Pdl».